Una grande installazione ambientale firmata da Giorgio Andreatta Calò dialogherà con la copertura del maestoso edificio dell'Arsenale, magicamente amplificandone i volumi e i dettagli. E uno spazio molto esteso occuperà anche l'installazione scultorea di Roberto Cuoghi, che sperimenterà nuove tecniche e materiali, così come l'installazione video della giovane italo libanese Adelita Husny- Bey, che nel suo progetto ha coinvolto un gruppo di adolescenti di New York. Di più, al momento non è dato sapere del Padiglione Nazionale che rappresenterà l'Italia alla 57a Biennale dell'Arte al via a Venezia dal 13 maggio al 26 novembre. La curatrice Cecilia Alemani presenta il suo progetto e glissa sui particolari, attentissima a non svelare in anticipo dettagli sulle opere dei tre artisti chiamati a rappresentare l'Italia nel Padiglione Nazionale e che oggi non sono vicino a lei. Un filo rosso tra i tre nomi individuati però c'è, spiega, e non solo generazionale. Perché è vero che Andreatta Calò, Cuoghi e Husny-Bey sono vicini tra loro per età ("tutti nati tra la metà dei Settanta e la metà degli Ottanta, la mia generazione") e tutti abituati a guardare il mondo in un'ottica ugualmente cosmopolita (Andreatta Calò vive e lavora ad Amsterdam, Husny Bey a New York). Ma ad avvicinarli, sottolinea, è soprattutto la l'attenzione al magico e al fantastico. Diversi tra loro per formazione e linguaggio artistico, spiega spedita la curatrice che da anni anche lei fa base a New York, i tre condividono "la fascinazione per il potere trasformativo dell'immaginazione ed un interesse nei confronti del magico". "Nelle loro opere - dice- creano universi paralleli in cui abbondano riferimenti al magico, al fantastico e al favolistico, dando forma a complesse cosmologie personali". Il magico come esperienza della realtà, o come espediente rassicurante e consolatorio messo a fuoco nelle suo opere dall'antropologo Ernesto De Martino, dalla cui opera più conosciuta è mutuato appunto il titolo (Il Mondo Magico)scelto dalla Alemani per il suo padiglione nazionale. Attenti però, avverte, "questo non vuol dire che troverete streghe, incantesimi, irrazionale". Né Roberto Cuoghi, forse il più conosciuto tra i tre artisti invitati, né Giorgio Andreotta e nemmeno l'emergente Adelita Husny Bey cercano nel magico "una via di fuga nell'irrazionale". La loro è piuttosto "una nuova esperienza della realtà, per loro - sottolinea la curatrice - la magia è uno strumento attraverso il quale abitare il mondo in tutta la sua ricchezza e molteplicità". Sullo schermo alle sue spalle scorrono intanto le immagini di altre opere dei tre artisti, dal Postcards of desert, il video con la quale Husny Bey, una formazione in sociologia, faceva immaginare ad un gruppo di bambini il governo di un isola deserta, all'installazione del 2010 (Untitled) nella quale Andreotta Calò, interessato alle trasformazioni del paesaggio, allagava il suo studio di Amsterdam portando l'acqua al livello che avrebbe raggiunto se non fossero esistite le dighe. O ancora gli impressionanti granchi di Roberto Cuoghi ("un po' artista sciamano un po' archeologo e antropologo"), da sempre affascinato dal tema della metamorfosi. Tant'è, tra le novità di questa edizione, fanno notare accanto alla curatrice il presidente della Biennale Paolo Baratta e il direttore generale per l'arte contemporanea del Mibact Federica Galloni, ci sono anche modalità e tempi certi, che hanno reso possibile agli artisti di lavorare ad opere più complesse e anche di reperire più aiuti dai privati per rimpinguare contributi del ministero (600 mila euro) e del main sponsor Fendi. Anche quest'anno, infine, insieme alla mostra viene organizzato un ciclo di incontri dedicato ai ragazzi delle accademie. "Avrà un taglio teorico e pratico - assicura Galloni - i ragazzi impareranno anche ad essere manager di loro stessi, a gestire gli aspetti pratici fondamentali per il loro percorso di artista". Mondo magico, sì, ma in dimensione contemporanea.
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