Pilastri storici del '900 come Calder, Tinguely, De Dominicis, famosi rappresentanti delle nuove generazioni quali Ernesto Neto, Leandro Erlich, Martin Creed raccontano con le loro opere il lato del gioco e del divertimento, da sempre presente nell'arte, in una grande mostra allestita da domani al 25 febbraio negli spazi cinquecenteschi del Chiostro del Bramante. Sculture, disegni, dipinti, installazioni anche di notevoli dimensioni (in tre casi appositamente realizzate per l'esposizione) dialogano con la classicita' delle architetture rinascimentali, proprio a ribadire una volta di piu' quanto il segno contemporaneo sia non solo accettabile, ma ovunque godibile.
L'iniziativa del Dart Chiostro del Bramante intitolata 'Enjoy. L'arte incontra il divertimento' vuole essere la naturale prosecuzione di 'Love. L'arte incontra l'amore', visitata da circa 150.00 persone, soprattutto giovani. Lo spunto e' sempre lo stesso, vale a dire individuare temi significativi e portanti della produzione artistica moderna e contemporanea, in particolare quelli, ha detto il curatore Danilo Eccher, che a un primo esame "possono sembrare facili e superficiali". Mentre, in realta', queste tematiche portanti dell'ispirazione artistica celano una profonda ambiguita'. "Il gioco permea l'intera storia dell'arte, la dimensione del piacere e' sempre presente - ha proseguito il curatore - il fatto e' che spesso lo si confonde con la superficialita' e la spensieratezza". Invece "il gioco e' ricerca, approfondimento continuo - aggiunge - e' un modo per affrontare i grandi temi della vita e comporta molto studio e filosofia" per riuscire a indagare aspetti esistenziali altrimenti emarginati.
Ecco dunque sfilare nella sede espositiva romana celebri nomi, fra cui Tinguely, Calder, Fogliati, Erlich, Creed, Neto, Collishaw, Ourlser, Wurm, teamLab, Hans op De Beeck, De Dominicis, Gander, protagonisti del '900 storico e del terzo millennio, accomunati da questo filo sotteso del divertimento, qui inteso nell'accezione etimologica di 'portare altrove', nell'altro da se'. Un percorso che prende le mosse dal 'Grande Mobile Rosso' di Alexander Calder, una splendida, eterea scultura mobile del 1961 (prestito della Gam di Torino), che forse richiedeva uno spazio piu' ampio per essere adeguatamente valorizzata. Arrivano da Basilea i lavori di Jean Tinguely, anch'essi risalenti agli anni '60, cui e' stata dedicata un'intera sala, mentre la risata piena e spiazzante di Gino De Dominicis accompagna il visitatore sulle scale per arrivare al secondo piano. Da questi artisti storici, ha spiegato Eccher, "si sono poi irradiati i numerosi linguaggi testimoniati in mostra dalle nuove generazioni".
Basti pensare al labirinto infinito di specchi di Leandro Erlich, giocoso e straniante al tempo stesso, alle installazioni ludico-concettuali di Martin Creed, dove immergersi e riemergere, agli occhi indiscreti e inquietanti di Tony Oursler o trovarsi a contatto con i corpi deformati di Erwin Wurm e cosi' via. Fino ai giochi di luci illusorie di TeamLab, che prendono forma e mutano solo a contatto con il pubblico. Che, ha concluso il curatore, e' in rassegne di questo tipo, "la vera opera d'arte, senza pubblico, sculture, installazioni, video perdono gran parte del loro significato".
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