Il ministro della cultura Bonisoli auspica il rientro in Italia della statua e pensa a una soluzione diplomatica. Ma intanto il Getty Museum non arretra di un passo pronto a difendere i suoi diritti con un ricorso in Cassazione, anche se da Pesaro la Procura si dice ottimista sull'esito finale. Tra denunce, indagini e ricorsi non si placano le polemiche sull'Atleta Vittorioso, la splendida statua in bronzo attribuita al greco Lisippo che oltre 50 anni fa - era il 1964 - un pescatore marchigiano ripescò al largo della cittadina di Fano e che, esportato clandestinamente all'estero finì poi nella vetrina nel grande museo di Los Angeles. E così tra l'Italia e il museo continua il braccio di ferro.
Dopo anni di battaglie legali, indagini dei carabinieri dei beni culturali, annunci ad effetto di ministri e risposte piccate dei curatori del Getty, è di ieri l'annuncio del procuratore capo della Procura di Pesaro Cristina Tedeschini che definisce "immediatamente esecutiva" l'ordinanza con la quale il gip di Pesaro Giacomo Gasperini aveva ordinato la confisca della statua e il suo rientro in Italia. "Il fatto certo è che ben tre giudici diversi hanno ribadito che la statua appartiene allo Stato italiano e che va riconsegnata". Il museo americano però non ci sta: "I fatti non richiedono la restituzione della statua all'Italia" continua a sostenere il portavoce Ron Hartwig, mentre dall'amministrazione del museo annunciano che si sta preparando il ricorso in Cassazione. Il ministro Bonisoli, che si trova a gestire la grana a pochi giorni dal suo insediamento al Collegio Romano, cerca parole più morbide invocando la strada della diplomazia culturale che negli anni passati è servita per risolvere tante dispute, non ultima quella per la Venere e gli argenti di Morgantina, che ora fanno la spola da una parte all'altra dell'oceano. "Al netto di un eventuale giudizio della Cassazione - sottolinea all'ANSA il ministro che poi parlerà anche con il New York Times - il provvedimento di confisca per l'Atleta vittorioso di Lisippo attualmente esposto al Getty Museum di Los Angeles legittimo".
Da qui l'auspicio che "si possa arrivare attraverso un canale di diplomazia culturale a un accordo con il Getty Museum utile a riconoscere la proprietà italiana della statua e a prevederne il rientro nel nostro Paese, in modi e termini reciprocamente vantaggiosi". La strada della diplomazia però, almeno per questa volta appare in salita, anche perché il museo americano, che ha di recente rinnovato i suoi spazi, ha dedicato all'Atleta Vittorioso un'intera sala. Da Pesaro torna a parlare la procura questa volta fiduciosa che la riconquista della statua possa finalmente andare in porto: "L'annunciato ricorso in Cassazione da parte del Getty Museum non ci preoccupa affatto- dice il sostituto procuratore Silvia Cecchi che dal 2007 ha ottenuto almeno due confische del Lisippo da tre giudici diversi- Utilizzano tesi consunte, dibattute e giudicate. E sappiano che passati altri sei o sette mesi, i rinvii saranno finiti per sempre". Tant'è, valutato nel 1977 3,9 milioni di dollari, l'elegante atleta vittorioso per il momento continua a far bella mostra di sé ai visitatori del museo fondato dal miliardario americano sopra le colline di Malibu. Ma chissà che un giorno davvero non possa tornare a casa alle Marche dove 2500 anni fa qualcuno doveva averlo destinato.
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