(ANSA) - ROMA, 25 GIU - "Una rete che unisca insieme tutti i tanti musei pre romani d'Italia, che faccia capo però al Museo Nazionale Etrusco di Roma messo in grado di gestire il progetto". Colto di sorpresa dalle novità della riforma del Mibac firmata da Bonisoli, che ha cancellato Villa Giulia dall'elenco dei musei autonomi il direttore Valentino Nizzo,non si arrende. E rilancia tirando fuori un vecchio sogno nel tentativo di convincere il ministero a fare un passo indietro sulle sue decisioni. "Sto scrivendo al ministro per illustrarglielo", anticipa all'ANSA. I particolari sono riservati, ma il succo, sottolinea il giovane direttore, "è tutto lì nell'idea di una rete che mantenga in virtuoso collegamento tante realtà diverse e istituti di ricerca sparsi sul territorio dell'Italia centrale". Natali a Todi, studi a Roma, Nizzo, 43 anni, è uno dei supermanager laureati dal concorso indetto nella passata legislatura dal governo Renzi. Del declassamento del suo museo è stato informato dai giornali, ma rifiuta la polemica. "Quello che mi preme è farmi ascoltare", sottolinea appassionato. Mentre una petizione lanciata in questi giorni a sostegno del museo ha già raccolto quasi 1500 grandi nomi della cultura dall'archeologa Clementina Panella al topografo Paolo Sommella, da Silvia Ronchey all'ex presidente del Consiglio Superiore dei Beni culturali Giuliano Volpe. Tant'è. Dopo un colloquio al ministero, il direttore spiega di aver ottenuto il via libera a proseguire nei progetti avviati. Si comincia con una gara da 600 mila euro ("tutti fondi interni") per lavori di ripristino della splendida struttura cinquecentesca che fu la residenza di papa Giulio III, dall'accessibilità per i disabili al Ninfeo ("una cosa alla quale tengo moltissimo") alla manutenzione dei tetti e delle facciate. Parte di questi fondi, racconta Nizzo, serviranno ad allestire una sala vetrata nella quale "I tecnici dell'Icr potranno restaurare a vista il celeberrimo Sarcofago degli Sposi", un lavoro per il quale ci sono già 10 mila euro di Fendi. Non solo. Si lavora alla classificazione degli archivi che dovranno essere spostati dagli scantinati umidi in una serie di stanze più adatte. Un altro progetto riguarda l'adiacente Villa Poniatoski, acquistata dallo stato nel 1989, restaurata nel 2010 ed inaugurata diverse volte, ma ancora oggi aperta solo due volte alla settimana per mancanza di custodi: "bisogna rifare gli infissi, metterla in sicurezza, impossibile altrimenti riportarvi le collezione di ori più preziose". Il progetto più impegnativo, illustrato già un anno fa all'ANSA , riguarda però il restauro e ripristino delle Concerie Riganti, per le quali con i Cantieri della Cultura, sono stati stanziati 1 milione e mezzo di euro: "Solo da pochi giorni abbiamo avuto il 10 per cento di quei fondi, serviranno per la progettazione, ma bisogna correre perché la fine lavori era prevista entro il 2020". Si tratta del recupero di 500 metri quadrati da destinare a spazio espositivo temporaneo mentre, ancora una volta con fondi interni, si sta recuperando la vecchia Caffetteria dell'Aranciera. E ancora, il museo ha appena vinto un bando per la realizzazione della Macchina del Tempio, una sala multimediale dove il visitatore verrebbe trasportato indietro nel tempo e accolto in un tempio etrusco italico perfettamente ricostruito e preso per mano dal racconto dello storico. Certo non basta. Perché senza pensare ancora al riallestimento della collezione, le necessità pratiche del museo sulla via Flaminia, considerato il più importante museo etrusco del mondi, sono tantissime, a cominciare dal personale ("abbiamo 60 persone sulle 89 previste dal Decreto Ministeriale ma ne servirebbero almeno 108"). In questo quadro, l'incertezza delle sorti rischia di fare danni gravi. E la prima a saltare potrebbe essere la grande mostra sugli etruschi organizzata per l'anno prossimo (novembre 2020- aprile 2021) alla prestigiosa Fondation Canal di Madrid, "Sarebbe stata la più importante mai allestita in Europa".
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