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L'arte al tempo delle migrazioni

L'arte al tempo delle migrazioni

Esposizione itinerante inaugura partnership Benetton-Aga Khan

LONDRA, 10 ottobre 2019, 09:57

di Alessandro Logroscino

ANSACheck

Luciano Benetton - Aga Khan Museum 'Don 't Ask Me Where I 'm From - RIPRODUZIONE RISERVATA

Luciano Benetton - Aga Khan Museum  'Don 't Ask Me Where I 'm From - RIPRODUZIONE RISERVATA
Luciano Benetton - Aga Khan Museum 'Don 't Ask Me Where I 'm From - RIPRODUZIONE RISERVATA

    Una mostra per portare in giro per il mondo le opere e le suggestioni creative di immigrati o figli d'immigrati, dalle radici trasversali: come in un messaggio controcorrente rispetto a certe paure a certe chiusure, a certi slogan della politica globale. E' l'iniziativa di esordio di una nuova partnership tra la Fondazione Benetton e l'Aga Khan Trust for Culture presentata a Londra da Luciano Benetton - già promotore del progetto internazionale e non profit Imago Mundi, che riunisce 26.000 artisti affermati ed emergenti da oltre 160 paesi del pianeta - e dal principe Amyn Aga Khan, businessman di altissimo lignaggio e guida riconosciuta dei musulmani sciiti di confessione ismailita.
    La mostra, illustrata nella sede londinese dell'Aga Khan Centre, a King's Cross, s'intitola significativamente 'Don't Ask Me Where I'm From' (Non Chiedermi Di Dove Sono), e avrà un carattere itinerante, con l'apertura prevista il 27 novembre presso la Galleria delle Prigioni di Treviso. Seguirà una tappa negli spazi architettonicamente innovativi dell'Aga Khan Museum di Toronto e poi il trasferimento altrove in Nord America, in Medio Oriente e di nuovo in Europa fino a Londra. Il filo conduttore è quello della migrazione narrata attraverso opere commissionate a 15 artisti, tutti migranti di prima, seconda o terza generazione, espressione delle contaminazioni di ben 26 Paesi diversi. Con il privilegio, e la complessità, di poter veicolare nella loro arte questa ricchezza di esperienze per dare vita a inedite visioni contemporanee: come quella di Jeanno Gaussi, nata in Afghanistan e vissuta fin da piccola a Berlino, nelle cui opere l'identità culturale, lo spazio condiviso e la memoria sono filtrati attraverso l'esperienza migratoria, personale e collettiva; o ancora di Shinpei Takeda, artista visivo e film maker formatosi a cavallo fra le culture giapponese, messicana, austro-tedesca che si concentra in primis sul ricordo e sul concetto di appartenenza/improprietà raccontato con installazioni, immagini, interventi sonori, documentari e film visti come "un cancello" verso un luogo magari utopico in cui sentire finalmente di poter essere a casa. "Imago Mundi - ha sottolineato Luciano Benetton nel suo intervento a Londra - è un progetto culturale, democratico e globale che guarda alle nuove frontiere dell'arte in nome della coesistenza delle diversità espressive". "Questa collaborazione con l'Aga Khan Foundation - ha aggiunto - è un nuovo passo per allargare la nostra comunità artistica. La consideriamo come un'ulteriore opportunità per favorire la promozione, la ricerca e la conoscenza delle realtà artistiche di tutto il mondo. E soprattutto il dialogo tra le culture".
   

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