"Fermate il ritratto di Leone X". A
pochi giorni dall'inaugurazione della grande mostra alle
Scuderie del Quirinale (5 marzo), con l'incubo del coronavirus
che ancora ne minaccia l'apertura, è scontro sul divino
Raffaello, o meglio su una delle quasi 50 sue opere garantite
all'esposizione romana dalle Gallerie degli Uffizi. La polemica,
che ha portato alle dimissioni in blocco dei quattro professori
che compongono il Comitato Scientifico del museo più importante
d'Italia, si scatena sulla tela che ritrae uno dei due papi che
hanno fatto la fortuna del genio urbinate. Un ritratto che
proprio in occasione dell'evento romano - organizzato per i 500
anni dalla morte dell'artista - è stato restaurato dall'Opificio
delle Opere Dure di Firenze grazie al contributo di Lottomatica.
Donata Levi, Tomaso Montanari, Fabrizio Moretti e Claudio
Pizzorusso ricordano di aver dato parere negativo , lo scorso 9
dicembre, al prestito del Leone X che, sottolineano, era stato
incluso (in un altro documento approvato anche dal direttore
Eike Schmidt) nella lista delle 23 opere "inamovibili" del
museo, ovvero le opere che per le loro condizioni di fragilità o
semplicemente per il loro carattere "fortemente identitario".
Immediata e puntuta la replica del direttore tedesco, che anzi
rivendica la sua scelta: "La mostra su Raffaello - dice - è un
evento culturale epocale, sarà uno dei motivi di orgoglio
dell'Italia nel mondo e non poteva fare a meno del Leone X, un
capolavoro tra l'altro in ottima salute dopo il restauro fatto
dagli specialisti dell'Opificio Opere Dure".
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