(di Alessandra Baldini)
In un'America divisa da tensioni
razziali come mai nell'ultimo mezzo secolo, è bufera su "Philip
Guston Now", una nuova retrospettiva dedicata uno dei più
influenti pittori americani del dopoguerra che avrebbe incluso
alcuni controverse immagini di membri del Ku Klux Klan.
La mostra sarebbe dovuta approdare alla Tate Modern il
prossimo anno prima di fare tappa alla National Gallery di
Washington e ai Musei di Fine Arts di Boston e Houston.
Programmata da anni, è stata rinviata al 2024 per consentire che
"il potente messaggio di giustizia sociale e razziale"
dell'artista "possa essere più chiaramente interpretato".
Guston, uno dei primi espressionisti astratti tornato negli
anni Sessanta a uno stile figurativo, dipinse il KKK negli anni
Trenta e poi di nuovo negli anni Sessanta, ispirato dalle
proteste per i diritti civili. "Sono autoritratti. Li immagino
come se fossi io sotto il cappuccio. L'idea del male mi
affascinava", disse una volta l'artista, morto a Woodstock nel
1980 a 66 anni.
"La ricezione sbagliata di questo tipo di opere rischia di
oscurare la totalità del suo lavoro e della sua eredità", si
legge nella dichiarazione congiunta dei quattro musei. La mostra
sarebbe dovuta arrivare sulla scia di altre rassegne importanti
dedicate a Guston: dopo quella del 2004 alla Royal Academy, nel
2017 alle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
Centoventicinque dipinti e 70 disegni da 40 collezioni
pubbliche e private avrebbero dovuto raccontare le tappe di una
carriera di 50 anni cominciata studiando Giorgio de Chirico e il
Rinascimento italiano: Guston visse a Roma come borsista
all'Accademia Americana subito dopo la seconda guerra mondiale e
poi come artista "in residence" nel 1970.
L'eccesso di prudenza da parte dei musei ha provocato furiose
reazioni nel mondo dell'arte. Il curatore della mostra alla
Tate, Mark Godfrey, si è dissociato "dalla volontà di mostrarsi
sensibili alle presunte reazioni di certi spettatori e al timore
di proteste". Si è unito alla levata di scudi Jason Farago, il
critico del New York Times che ha definito la decisione
"codarda" e "persino peggiore di quella che alla fine degli anni
Ottanta portò a censurare Robert Mapplethorpe".
Un centinaio di artisti, curatori e galleristi, tra questi
molti afro-americani, in una lettera aperta al Brooklyn Rail
hanno chiesto un ripensamento. "Profondamente rattristata" anche
la figlia dell'artista, Musa Mayer, che ha a sua volta ricordato
che suo padre non era affatto razzista. "Aveva visto il terrore
razziale da bambino, quando a Los Angeles il KKK marciava
apertamente nelle strade. Con questa serie di lavori osò svelare
la colpevolezza dei bianchi". Guston veniva da una famiglia di
immigrati ebrei scampati ai pogrom in Ucraina, ha detto la
figlia: "Sapeva bene cosa significa l'odio".
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