Sole, acqua, sabbia: materiali
comuni e elementi naturali lavorati con la tecnica del muratore
e il sogno è di realizzarli grandi come edifici. Così l'artista
sardo Costantino Nivola spiegava i suoi "Sandscapes", realizzati
sulla spiaggia atlantica di Long Island dove si era trasferito
nel 1948 e dove aveva cominciato a creare opere come quelle
esposte da domani a Magazzino Italian Art, il museo nella Valle
dell'Hudson dedicato all'arte italiana dalla metà del '900 al
contemporaneo.
Realizzata in collaborazione con la Fondazione Nivola e la
famiglia dell'artista, la mostra presenta 50 tra rilievi
eseguiti con la tecnica del "sandcasting", sculture in cemento e
"maquettes" architettoniche tra primi anni '50 e i '70. Molte
opere vengono dalla famiglia dell'artista, altre da musi
americani come il Whitney. Secondo Antonella Camarda, direttrice
del Museo Nivola, "durante la mostra, un filo ideale collegherà
Orani e New York. Se la pandemia ha diviso le due rive
atlantiche, Nivola ci riunirà".
Quella di Nivola è "la storia di un immigrato italiano che
fece degli Stati Uniti la propria terra, trovando spiriti affini
in un ambiente di architetti e artisti come Le Corbusier e de
Kooning", spiega Teresa Kittler, la curatrice della mostra. Nato
a Orani, nel cuore della Barbagia, Nivola emigrò negli Usa nel
1938 con la moglie Ruth Guggenheim per sfuggire alle leggi
razziali dell'Italia fascista e a New York divenne presto parte
della scena artistica: Jackson Pollock, Lee Krasner e Saul
Steinberg erano tra gli amici più stretti. Nel 1948 il
trasferimento a Springs, sulla costa est di Long Island dove già
si erano spostati tanti esponenti dell'espressionismo astratto.
La tecnica del "sandcasting" nasce per gioco, dalle
costruzioni di sabbia con i figli sulla spiaggia. Nivola traduce
i suoi interessi per l'iconografia sarda, l'astrattismo e la
figura umana in motivi scavati "in negativo" nella sabbia umida
su cui venivano versate miscele di gesso e sabbia o di cemento
che, una volta asciugate, diventavano rilievi scultorei.
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