Una pittura di contrasti, che rievoca
la natura selvaggia delle vette vulcaniche, con il loro eterno
accendersi e spegnersi, è quella proposta dal giovane artista
Giuliano Macca, protagonista alla Von Buren Contemporary di Roma
con la personale "Il pianto dei vulcani", allestita dal 9
dicembre fino al 5 febbraio. La mostra, a cura di Michele von
Büren e accompagnata da un testo di presentazione di Ferzan
Özpetek, presenta un'inedita collezione di dipinti e disegni,
opere piene di rimandi ancestrali, sospese al di fuori del tempo
e dello spazio, nelle quali traspare il forte legame di Macca
con la sua terra d'origine, la Sicilia, isola del fuoco e
dell'acqua dove l'artista è nato nel 1988. "...è nella sua
evocazione della debolezza del vulcano, la sua solitudine, le
sue lacrime, che Macca ci restituisce una nota nuova e
lacerante. I suoi soggetti, mentre si crogiolano nelle acque ai
piedi di montagne infuocate, non sono altro che lo specchio
della fragilità di un gigante che può sì sprizzare fuoco e
furia, ma in realtà sta preparando il palcoscenico per la
propria morte solitaria", si legge nel testo scritto da Özpetek.
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