Travestimenti, rivisitazioni,
alterazioni del corpo: l'artista visiva, regista e autrice
teatrale Silvia Mattioli presenta dal 19 aprile al 6 settembre
nello Spazio Field di Palazzo Brancaccio la mostra 'Women
religion war'. A cura di Marco Dionisi Carducci, il progetto
artistico basato su performance e body art è incentrato sulla
personale rappresentazione femminile di guerra e religione, due
temi, spesso intrecciati, che dominano la storia e che da sempre
hanno relegato la donna in secondo piano. Davanti agli scatti
fotografici di Alberto Guerri e attraverso installazioni e
performance audiovisive, l'artista racconta la sua visione
raffinata e consapevole della storia, sovvertendo le regole che
le logiche di potere hanno da sempre scelto per la donna e
proponendo una chiave di lettura differente rispetto
all'universalismo maschile. Nei suoi set, che rievocano i
tableau vivant di cortigiana memoria, i corpi femminili
riempiono la scena, ribadendo la propria esistenza (e
resistenza), la propria storia, la propria identità e
spiritualità. Con questa mostra, che è un viaggio concettuale
provocatorio, un percorso tra immagini e simboli da mettere in
discussione, Silvia Mattioli propone una lettura alternativa e
rivoluzionaria in grado di stravolgere i tradizionali modelli
socio-culturali con uno stile allusivo, ma immediato. La nostra
cultura attribuisce tradizionalmente al femminile un posto e uno
spazio ben delimitati e non valicabili, imponendo canoni
espressivi ed estetici entro i quali esprimersi: con le sue
opere Silvia Mattioli invita alla riflessione, rompendo
volutamente gli schemi, sovvertendone le regole e scombinando le
carte. Con riconoscibili e suggestive figure di matrice classica
l'artista usa il corpo femminile secondo i significati che
sceglie di attribuirgli, dimostrando che ricostruire l'immagine
di donna è possibile e doveroso.
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