(di Luciano Fioramonti)
Divinità, busti di amazzoni e corpi a
figura intera che evocano la tradizione classica della scultura
così come i canoni rinascimentali della bellezza accanto ai
calchi in gesso dei capolavori greci custoditi a Roma in uno
scrigno di cui il grande pubblico ignora l'esistenza. A
distinguere le opere di Alessio Deli dalle immagini scolpite
millenni fa sono i materiali, la resina patinata a fuoco
soprattutto, e i dettagli come il nastro adesivo con la scritta
'fragile' e 'maneggiare con cura', i teli da imballaggio che le
avvolgono, o la alla maschera antigas sul volto femminile.
Colpisce e affascina la mostra di lavori recenti, anche site
specific, dell' artista ospitata nel Museo dell' Arte Classica,
nel seminterrato della facoltà di Lettere dell' Università La
Sapienza. C'è tempo fino al 31 maggio per visitarla e scoprire
questo spazio espositivo prezioso di tremila metri quadrati con
55 sale che accolgono oltre 1200 calchi in gesso di scultura
greca, (originali e copie di età romana) frequentato per lo più
da studiosi, appassionati e scuole d' arte che ha aperto le sue
porte nella recente notte dei musei per visite guidate con l'
autore. ''Fragile'' è appunto il tema del racconto proposto da
Deli, la bellezza messa in pericolo dall' azione dell' uomo e
della natura minacciata dai cambiamenti climatici.
''L'idea della mostra - dice all' ANSA - è venuta proprio
dalla frequentazione di questo museo. Per me è sempre stato una
fonte di studio e di ispirazione quando venivo a studiare qui
d' estate. Con il tempo è nato un dialogo con i direttori che si
sono succeduti fino alla direttrice attuale Claudia Carlucci''.
La fragilità rimanda anche al gesso, materiale per antonomasia
delicato. ''Le mie opere si interrogano su questo tema
sposandosi con quelle esposte in queste sale. Sembra che siano
sempre state qui''. Resine, gesso, ferro, bronzo, terracotta,
legno, sono i materiali di questo insieme di dee post-moderne
sopravvissute alla rovina, pensate sulla scia di Botticelli e
Della Robbia. Su tutte si staglia il volto della Big Aphrodite,
incompleto come se una enorme manata avesse portato via una
parte. Di forte impatto è anche L' Uomo che cammina, a testa
bassa e scalzo. Non solo sculture, pero', anche opere grafiche e
dipinti spiccano tra i reperti, dal grande volto di Ulisse alla
Madonna del Corallo, incorniciata tra pezzi recuperati dalle
gambe di un vecchio tavolo.
Alessio Deli, 43 anni di Marino (Roma), ha scoperto la
scultura da bambino, affascinato dall' artigiano ceramista nella
bottega davanti alla sua casa. In paese è stato determinante l'
incontro con lo scultore Umberto Mastroianni che lo ha accolto
nel suo atelier. Dopo il liceo artistico, si è diplomato all'
Accademia di Belle Arti di Carrara. Le sue opere sono esposte in
Francia, Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Canada, Singapore e
Cina. ''Vengo da una famiglia semplice - ha ricordato -. Mia
madre era casalinga, mio padre operaio e morì quando io ero
ancora piccolo. Nessuno mi ha quindi sostenuto economicamente''.
L' artista, docente in un Liceo Artistico romano, ha molto a
cuore i giovani. ''Questa mostra ha anche lo scopo di
trasmettere a loro l' importanza e la difesa della bellezza. I
ragazzi dell' accademia e di molti licei artistici hanno
partecipato con entusiasmo. E' importante, lo dico anche da
insegnante, educare in questo momento storico alla bellezza. La
generazione cresciuta con il cellulare ne ha una idea distorta.
Mi ha sorpreso sentire qualche ragazzo chiedere 'Professore ma
le sculture hanno anche un dietro?' perchè sui social le vedono
piatte, senza profondità''.
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