(di Ida Bini)
"E' una mostra di grande impatto con
argomenti forti e importanti sul nostro rapporto con il mondo
naturale e le altre specie viventi", spiega all'ANSA Chiara
Gatti che con Elisabetta Masala e Storyville ha curato la mostra
'Diorama Generation Earth', al Man di Nuoro dal 7 luglio al 10
novembre. "L'idea dell'esposizione nasce da una riflessione -
commenta la curatrice - come possiamo riequilibrare il rapporto
tra noi e il cosmo di fronte ai disastri ecologici e sociali?
Abbiamo deciso di farlo raccontare a 28 artisti, soprattutto
donne e di varia provenienza. D'altronde parliamo di un rapporto
con la natura che gli artisti hanno interpretato da sempre, per
cui oggi abbiamo chiesto loro di provare a immaginare delle
soluzioni di convivenza, una nuova alleanza possibile. Ognuno,
attraverso dipinti e sculture, installazioni e video, ha
proposto un proprio linguaggio: c'è chi l'ha interpretato con
interventi mimetici, cioè con un linguaggio naturale; chi lo ha
fatto con il linguaggio dell'uomo cioè con la manualità e la
creatività e c'è chi, infine, ha voluto usare la tecnologia per
ricreare ciò che abbiamo perduto come gli animali estinti o gli
sprechi dell'industria alimentare". Nelle sale del museo,
infatti, gira un rinoceronte bianco, un ologramma ad altissima
definizione, che rappresenta un animale estinto ma anche il
simbolo di una grande risurrezione. "Nella mostra c'è un
messaggio positivo, lirico e altissimo e c'è uno sguardo
possibilista e speranzoso - sottolinea Chiara Gatti - Non ci
sono opere distopiche ma creazioni che scuotono le coscienze ma
che contemporaneamente lanciano messaggi positivi. L'idea di
essere la prima generazione che si confronta con la possibilità
realistica dell'estinzione della propria specie comporta un
senso di inquietudine: partendo da questo smarrimento la mostra
esplora e propone soluzioni". Per ospitare la mostra il museo di
Nuoro si trasforma in un gigantesco diorama, dispositivo usato
soprattutto nei musei di storia naturale per illustrare gli
ambienti della biosfera - dalla savana all'antartico - dove in
ogni stanza c'è un ambiente naturale diverso, fatto di
narrazioni e visioni, memorie della terra e nuovi orizzonti.
"Sono come scatole di natura all'interno delle quali ci sono
elementi naturali ricostruiti; sono spaccati di mondi popolati
da creature e vegetazioni reali o ricreate", spiega la
curatrice. Il percorso espositivo parte dall'origine, quando
cioè si sono formate terra e galassia: qui il visitatore assiste
allo spettacolo della genesi di quell'amalgama composta da
materia ed energia oscura. Poi si passa nelle varie stanze con
il mondo naturale ricreato e imitato attraverso le opere di
Barragão, Kusumoto, Roberti, Illenberger, Bauer. Un tunnel di
luce evoca un laboratorio per creature ibride (di Massoulier,
Grünfeld, Chiamenti) e culmina con una grande opera di Wangechi
Mutu, madre terra fluida, che sovrasta un universo nel quale si
fondono umani, animali e piante, alieni e terrestri, femminile e
maschile.
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