Nel primo weekend di programmazione Weekend ottiene una media copia di 5.696,00 euro, la più in alta in assoluto. Il film di Andrew Haigh, regista di 45 anni, sorprende così il box office italiano. Per misurarne il successo basti pensare a Roma, dove la sala 1 del cinema Quattro Fontane ha totalizzato oltre 16.000,00 euro al botteghino nel fine settimana, diventando la prima sala per incasso della città, multiplex compresi.
Nelle scorse settimane, c'era stato un lungo dibattito tra Teodora Film e la CEI. Lo riproponiamo
Ecco perché Weekend è in in poche sale: polemica a distanza con la Cei e Avvenire
Un amore omosessuale tra due uomini, vissuto in soli tre giorni: fa discutere Weekend, il film di Andrew Haigh uscito il 10 marzo in dieci sale italiane, distribuito da Teodora Film. Dopo il giudizio della Commissione nazionale valutazione film della Cei, che lo ha classificato come 'sconsigliato/non utilizzabile/scabroso' e l'intervento del quotidiano Avvenire, che ha sottolineato come la pagella dei vescovi abbia avuto un'influenza limitata sulla scarsa diffusione del film, oggi tornano alla carica Vieri Razzini e Cesare Petrillo, fondatori della casa di distribuzione. In una lettera aperta, Razzini e Petrillo citano i "nomi delle piu' importanti sale di qualita' che, pur essendo programmate da laici, subiscono vari vincoli dalla proprieta' parrocchiale delle mura, tra cui quello di non poter proiettare film giudicati dalla Cei 'sconsigliati/inutilizzabili'. Ad esempio, ci sono Tibur, Greenwich e Intrastevere a Roma; l'Ariosto a Milano; il Conca Verde e il Del Borgo a Bergamo; L'MPX e il Lux a Padova; il Portico e lo Stensen a Firenze; il Moretto a Brescia; l'Azzurro e il Galleria a Ancona, e moltissimi altri". "Nessuno ha mai detto che Weekend sarebbe potuto uscire in 100 cinema - sottolineano - ma sicuramente ne avrebbe raggiunti piu' di 10, molti piu' di 10, e senza la necessita' di rinunciare a citta' chiave come Firenze o Padova". Nei giorni scorsi, Teodora era intervenuta per 'difendere' il film come "onesta, intima, autentica storia d'amore", per usare le parole del regista, sottolineando come la valutazione della Cei si limitasse a due sole tematiche, "droga e omosessualita'", "una scelta limitante per stessi esercenti cattolici e per la loro autonomia di giudizio e, soprattutto, limitante per la vita in sala di Weekend e di molto altro cinema indipendente distribuito in Italia". Avvenire, nell'articolo dedicato alla vicenda, dal titolo 'la bufala dei vescovi censori' spiegava come se davvero la commissione Cei avesse il potere di affossare o far volare un film non si capisce perche', ad esempio, 'Fuocoammare' di Rosi "nonostante molti giudizi positivi (non solo della Cei) e' uscito soltanto in 47 cinema in tutta Italia".
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