Mettere insieme un gruppo di miti e innocenti suore incinte, dopo le ripetute violenze da parte di soldati russi e poi alle prese con il parto, non è facile. In questo bel film di Anne Fontaine, 'Agnus Dei' (Innocents), ambientato nella Polonia del 1945 che, dopo il Bif&st arriva in sala con la Good Films in 60 copie, ci sono davvero tante cose: violenza, fede, maternità incolpevole e soprattutto la rinuncia, da parte di queste religiose, ma anche donne, ai loro figli. La Fontaine, attrice e regista lussemburghese e pseudonimo di Anne Sibertin-Blanc, dice del film oggi a Roma: "Il tema principale è la speranza ed è la fede la benzina della speranza". Ma la storica Lucetta Scaraffia, presente all'incontro stampa, sottolinea:" attenzione, non ci sono solo gli stupri di guerra, molti avvengono all'interno della Chiesa e da parte delle gerarchie ecclesiastiche, quindi stupri e basta". Questa la storia del film. A 27 anni, Madeleine Pauliac (Lou De Lage), medico dello staff di un ospedale di Parigi, entra nella resistenza. Siamo nel 1945 e Varsavia è una città distrutta dopo due mesi di insurrezioni contro la Germania occupante. Nel corso di questo periodo, l'esercito russo in Polonia resta armato. In questo contesto la Pauliac è nominata primario dell'Ospedale francese di Varsavia. Qui scopre l'orrore dei reparti maternità dopo le violenze dei russi nei confronti di donne, tra cui molte suore. Lei si occupa così di fornire aiuto medico a queste religiose. Le aiuta a guarire le loro coscienze e a salvare il convento. "Quando ho scoperto questa storia - spiega la Fontaine - sono rimasta sconvolta. Certo ho costruito intorno a questa vicenda reale un po' di fiction. Ma l'ambiente in qualche modo fa parte del mio mondo. Ho due zie suore e mio padre faceva l'organista in Chiesa. Va detto che in Polonia il fatto è stato del tutto cancellato e sepolto, ma ho avuto la soddisfazione che dopo la proiezione di Agnus Dei in Vaticano, mesi fa, il vescovo Guilherme Henriques de Carvalho ha detto che questo è un 'film terapeutico per la Chiesa'". Per Suor Carmen Sammut, presidente dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali presente all'incontro stampa "la scelta della spiritualità da parte di queste suore è anche un modo di essere madre, al servizio della vita, in fondo - sottolinea - non c'è dicotomia tra queste due cose". Sugli stupri di guerra ai danni delle religiose, conclude con forza la Scaraffia, "ci sono stati ben cinque monasteri durante la guerra in Bosnia con stupri ai danni di suore, ma il Vaticano non ha mai ammesso nulla. Quelle rimaste incinte sono state solo espulse dai loro conventi. Ma la cosa più grave è che molti di questi stupri avvengono all'interno della Chiesa e da parte delle gerarchie ecclesiastiche. Quindi stupri e basta". E ancora la storica: "Non si può migliorare la situazione delle donne all'interno della Chiesa cattolica finché non si aiutano quelle violentate nel suo ambito e ci si occupa dei loro bambini. Venti anni fa, con grandissimo coraggio c'è chi denunciò questo fenomeno. Spero ora ci siano tentativi di eliminare queste vergogne che saranno però punite solo se verranno alla luce. Sta alle donne farlo, credo sia solo un loro problema". Nel cast del film, già al Sundance e in Francia grande successo con ben 5 milioni di euro al botteghino, anche Agata Buzek, Agata Kulesza, Vincent Macaigne e Anna Prchnia.
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