Con la morte di Paolo Villaggio "se ne
va via un pezzo di vita", dice commosso Maurizio Costanzo, che
lanciò l'attore negli anni '60 in teatro e in tv.
Il primo incontro, folgorante, a Genova: "Un giorno -
racconta Costanzo - Luigi Squarzina, condirettore dello Stabile
con Ivo Chiesa, mi disse: 'Se hai tempo, vai a vedere al
teatrino di via Marsala, in scena c'è un impiegato
dell'Italsider, è interessante'. Io andai, e impazzii: con
Villaggio ci vedemmo a cena e lui firmò su un tovagliolo un
contratto per il cabaret che stavo lanciando in quel periodo a
Roma, Sette per Otto, in una traversa di corsa Garibaldi. Venne
e fece il botto: il botteghino apriva alle 17, alle 17,20 era
già esaurito".
Di lì alla tv il passo fu breve: "Gli alti dirigenti della
Rai videro Paolo e lo portarono a Milano, nel 1968, per Quelli
della domenica". L'anno dopo "nacque Fracchia". Villaggio,
conclude Costanzo, "è stato un grande letterato, ha scritto un
libro venduto in tutto il mondo. Anche in Russia conoscono
Fantozzi".
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