'Granma', film breve di Daniele Gaglianone e Alfie Nze, su soggetto originale di Gianni Amelio, nasce nel segno della complessità su un tema scottante come l'immigrazione. Da una parte raccoglie le ragioni dei migranti, la voglia e la legittimità di scappare e, dall'altra, li mette in guardia sui pericoli che corrono. Il film breve, che passerà alla 70/ma edizione del Festival di Locarno, è stato presentato a Roma dai registi, da Flavio di Giacomo (International Organization for Migration), dal viceprefetto del Dipartimento Libertà Civili, Carmelita Ammendola, e, infine, da Giulia Falzoi del O.I.M. che è, tra l'altro, uno dei produttori insieme a Gianluca Arcopinto.
Alla Casa del Cinema si sono visti comunque solo 7 dei circa 35 minuti del filmato, in cui c'è la realizzazione di un video a sostegno della voglia di fuga e anche una storia sulle difficoltà di una madre, impegnata ad affrontare un lungo viaggio per dare la notizia della morte di un congiunto alla sorella lontana. Spiega il viceprefetto Ammendola: "Siamo partiti da una constatazione, ovvero della necessità di dare informazioni serie, e non alterate, per contrastare le menzogne che si dicono sul viaggio dei migranti. Volevamo far conoscere quali sono rischi e sfide. Dare una risposta con una campagna che si servisse del digitale, e questo dopo la nostra esperienza del sito Aware Migrant nato un anno fa. Insomma messaggi semplici e diretti ai migranti sui rischi che corrono, messaggi che spero possano approdare nei paesi target della campagna". Per il regista Gaglianone "il sistema dominante di oggi non permette alle persone di muoversi liberamente. Perché chi è a Lagos (il film è ambientato in Nigeria) - dice - non può andare dove vuole?".
Decisiva la testimonianza di Nze, regista nigeriano che vive in Italia da anni: "Nessuna paura - dice -. Nessuno si risveglierà mai in un paese con tutti migranti. Anche in Italia c'è in fondo chi parte per trovare lavoro. Ma il fatto è che nessuno conosce i veri rischi del viaggio. Quasi tutti quelli che partono - aggiunge - non sanno neppure nuotare. La sfida è allora quella di portare informazione a chi vuole fuggire e fargli sapere a cosa va incontro". La Falzoi parla infine di "una campagna che è anche una sfida, quella di far vedere ai migranti che possono anche morire nel loro viaggio. Insomma - sottolinea - volevamo dare volto e voce a tante storie. Ora la sfida vera sarà quella far vedere questo film in Africa non per dissuadere, ma per corretta informazione. È un viaggio pericolosissimo con mille abusi quello che intraprendono. I trafficanti, ad esempio - conclude - ti costringono con la pistola in mano se ti rifiuti di salire su una barca strapiena e quindi a rischio naufragio".
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