L'unica cosa "che si può dire ai giovani attori è di avere coraggio, di non aver paura di sbagliare, anzi, devono sbagliare, per crescere. Io non insegno a dire la battuta. La base è insegnare la gioia di vivere. Se non hai quella, cosa comunichi?". Parola di Giancarlo Giannini, che alterna ai set (fra gli ultimi Notti magiche di Virzì e la miniserie codiretta, coprodotta e cointerpretata da George Clooney Catch-22), l'impegno come coordinatore del Corso di recitazione alla Scuola Nazionale di Cinema, che ha appena ospitato i 'Vgik days in Italy', in occasione dei 100 anni dalla fondazione della Vgik di Mosca prima scuola di cinema al mondo. Una due giorni di masterclass e incontri culminata nel doppio spettacolo di alcuni allievi del terzo anno di recitazione delle due scuole. Un viaggio dal grande musical all'opera, dalla danza a prove acrobatiche, da sfide a fil di spada (compreso il duello tra Mercuzio e Tebaldo da Romeo e Giulietta) a un omaggio a Scola.
"Mi sono commosso - dice dopo i due spettacoli Giannini, che è anche fra i consiglieri della Snc -. Sono qui dentro da 20 anni, mi ha colpito l'entusiasmo dei ragazzi. D'altronde, senza quello non hai nulla". La realtà di oggi "è molto più complessa - spiega -. Io sono stato fortunato, ho vissuto un momento bellissimo in cui ho potuto incontrare i più grandi attori e registi italiani e stranieri. Da Rossellini ''con cui facevamo delle passeggiate di notte" a "Fellini, che mi chiamava il pipistrello della notte. Più di 30 anni fa, quando andavo a trovarlo sul set mi diceva 'Giancarlino, il cinema è finito. Non subito, ci saranno ancora un po' di anni ma andremo al cinema come ad un museo'. Aveva ragione, è un po' così. Anche se il cinema non è finito - sottolinea - è cambiato il mezzo per raccogliere le immagini e siamo ancora all'inizio. La grande tecnologia riserverà ancora grandi sorprese".
Come trova gli attori italiani di oggi? "Anni fa quando dissi che li consideravo i migliori del mondo, fui attaccato. Ma è vero che sono bravissimi. Il problema è che in Italia non è mai esistita l'industria del cinema, da noi c'è l'artigianato. In America se sei bravo, coltivano il tuo talento, in Italia gli attori vengono un po' lasciati a se stessi". Partito dal teatro ("in camerino venivano registi come Fellini e Antonioni e mi dicevano che non avrei mai fatto cinema, perché ero un animale da palcoscenico") è diventato l'attore italiano più internazionale: "Non ero nato per la macchina da presa, mi sono dovuto arrangiare e capire". Nel suo percorso, non sono mancati provini curiosi, come quello per Hannibal: "Ridley Scott (per il ruolo del commissario Rinaldo Pazzi) voleva un americano ma De Laurentiis mi disse di provare facendolo in inglese. Credo di aver vinto la parte grazie a Shakespeare, recitai con il look del personaggio, "What's in a name? That which we call a rose..." (Da Romeo e Giulietta)". E quando il film era al montaggio "Ridley mi scrisse una bellissima lettera".
Negli anni gli è anche capitato di scoprire e segnalare talenti diventati star, da Julia Roberts ("Eravamo insieme in un film, e la sua intensità in un primo piano mi colpì") e Ang Lee: "Lo volli conoscere quand'era agli inizi, lui scrisse per me una sceneggiatura, ma non riuscii a trovare dei produttori". Ora oltre alle date in teatro con il recital di poesie Le parole note, è nelle sale con Notti magiche di Virzì, dove interpreta un produttore cialtrone e tornerà sul piccolo schermo con Catch-22, la miniserie (producono Hulu, Channel 4 e Sky Italia), ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, tratta dal bestseller antimilitarista di Joseph Heller. Giannini nella storia è Marcello, proprietario di un bordello a Roma, che si confronta con i soldati americani. Nel cast insieme a Clooney, anche Hugh Laurie e Kyle Chandler.
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