L'eterna controversia tra Stati Uniti e Cina si trasferisce anche al cinema. La buccia di banana questa volta per gli Usa è la Disney e la sua produzione cinematografica del momento: Mulan. Il casus belli sono i ringraziamenti alla Cina da parte della casa di Topolino per le riprese su territorio cinese del film. In particolare nei titoli di coda si ringraziano sei agenzie governative cinesi operanti nello Xinjiang, regione dove il governo ha creato dei campi di internamento, anche se ufficialmente chiamati 'Centri di istruzione e formazione professionale' con lo scopo di 'rieducare' forzatamente la popolazione degli uiguri, una etnia turcofona di religione islamica. Pechino è accusata di portare avanti una campagna di violazione dei diritti umani eseguita attraverso detenzioni di massa, scomparse, lavoro forzato, sterilizzazioni forzate nonché la distruzione del patrimonio Uiguri. Mulan è uscito lo scorso fine settimana sulla piattaforma in streaming Disney+ ed è stato girato in circa venti location della Cina, tra cui il deserto di Mingsha Shan e la valle di Tuyuk ad est di Turpan dove ci sono diversi campi di internamento. Le critiche per il film sono andate quindi ben oltre l'aspetto cinematografico. Il ringraziamento alla Cina, che secondo le stime ha rinchiuso oltre un milione di Uiguri nei campi di internamento, è stato visto come uno scandalo, con la Disney che implicitamente implementa le politiche di genocidio. "Può solo andar peggio - si legge su Twitter -. Ora quando guardate Mulan, non solo chiudete gli occhi di fronte alla brutalità della polizia e l'ingiustizia razziale (in riferimento alle posizioni pro-Cina di alcuni attori, ndr) ma siete anche potenzialmente complici dell'incarcerazione di massa degli Uiguri. #boycottMulan". "Questo film - ha spiegato Tahir Imin, attivista uiguro che vive a Washington - è stato realizzato con l'assistenza della polizia cinese mentre allo stesso tempo questa stessa polizia commetteva crimini contro la popolazione uiguri a Turpan".
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