Non ci sta il mondo dello spettacolo. A differenza del primo lockdown questa volta alza la voce. Sostiene che sia ingiusto lo stop di cinema e teatri, ritenuti luoghi sicuri dopo l'attuazione di tutte le misure di distanziamento e per il contenimento dei contagi e chiede al governo con appelli e petizioni di fare un passo indietro per non privare della cultura i cittadini in una fase così difficile e non mettere definitivamente in ginocchio i lavoratori del comparto, già duramente provati. Il Dpcm varato dal governo ha confermato le previsioni della vigilia, nonostante i tentativi delle varie associazioni di settore di convincere il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, che la misura non era necessaria. "Chiudere teatri e cinema è stata una scelta dolorosa e difficile ma quando si hanno responsabilità di governo bisogna farsi carico degli interessi generali. In questo momento la priorità è salvaguardare la vita delle persone", ha spiegato Franceschini a Corriere Tv. Il tema - ha chiarito - non è la sicurezza delle sale, che hanno rispettato i protocolli, ma la necessità di ridurre la mobilità, fare in modo che la gente resti a casa. Chiusi dunque tutti i luoghi che comportano una presenza contemporanea delle persone. Non i musei dunque, dove si entra in maniera scaglionata. Per imprenditori e lavoratori, che avevamo tra mille difficoltà e restrizioni fatto ripartire l'attività in questi mesi, una doccia fredda. E se Anica chiede che la misura sia assolutamente temporanea per "giungere al più presto ad una riapertura programmata", secondo Agis "si tratta di un colpo difficilmente superabile" e di "una scelta devastante per l'intero Paese". L'appello al governo per una marcia indietro arriva anche dagli assessori alla Cultura dei principali comuni italiani. Ora si fermerà la programmazione dei film attesi in sala, come quelli passati alla Festa di Roma. Le sale sono già al collasso e per questo l'Associazione degli Esercenti chiede, oltre a interventi urgenti, di garantire l'uscita sugli schermi di tutti i film già pronti, senza soluzioni diverse o deroghe che penalizzino l'uscita in sala. Fermano la programmazione, tra gli altri, la Scala, che, già provata dal focolaio che ha costretto il coro alla quarantena, rimborserà i biglietti; l'Opera di Roma, che era appena ripartita con Zaide di Mozart; il Petruzzelli, che ha deciso di proseguire la programmazione in streaming. Si moltiplicano, dunque, gli interventi e le petizioni, anche di attori e registi noti, per sottolineare non solo che la chiusura può essere controproducente in questa fase, per "l'eliminazione degli unici presidi di socialità sicuri, alternativi alla movida di strada e alla convivialità dei locali di ristorazione", ma soprattutto che senza un sostegno gran parte delle imprese e dei lavoratori rischiano di non farcela a superare la crisi. Franceschini ha assicurato che nel decreto che sarà varato domani o martedì ci saranno nuovi interventi a sostegno delle imprese del settore, che come per bar e ristoranti riceveranno il ristoro direttamente sul conto corrente. "Alla fine di questa esperienza terribile ci sarà grande voglia di vivere - ha detto il ministro -. Penso che ci sarà una domanda molto forte di cultura. Da qui ad allora dovremo sostenere il settore, che sarà aiutato nell'emergenza e nella ripartenza".
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