"Alla mia età personaggi come Raf - la ansiosa, egocentrica, borghese parigina - sono quelli in cui mi riconosco di più, hanno un grande super io che le condiziona, ho preparato il ruolo dalla mia analista e così La Fracture di Catherine Corsini, è stato per me quasi una vacanza come se il super ego recitando mi lasciasse un po' in pace", racconta Valeria Bruni Tedeschi, efficace protagonista del film francese in concorso, che ieri sera ha avuto 10 minuti di applausi e un'ovazione alla fine della proiezione ufficiale alla Lumiere con tutto il cast felice dell'accoglienza. La Bruni Tedeschi è una disperata Raf che non vuole accettare di essere lasciata dalla fidanzata Julie (Marine Fois), per inseguirla in strada cade e si frattura pesantemente un braccio. Al pronto soccorso si apre un mondo, caotico, brulicante di umanità, pronto a riversare le esplosioni sociali e le differenze di classe, in particolare l'incontro tra Raf e Yann (Pio Marmai) un manifestante dei Gilets Jaunes, ferito gravemente ad una gamba dalla polizia nella guerriglia agli Champs Elysees, apre un confronto/scontro che troverà il trait d'unione nella solidarietà. C'è la società di oggi, quella francese in particolare, dentro quell'ospedale, "come se - ribadisce la Corsini - l'emergenza del pronto soccorso sia lente di quella dell'Occidente. Viviamo in un mondo privilegiato ma le contraddizioni sono forti e anche se si ride, ci si commuove, si prova empatia per questi personaggi al fondo c'è che per superare le divergenze ci vuole dialogo e umanità". Girato durante la pandemia, uno dei primi film sul set, "un miracolo quasi quotidiano" - racconta la Bruni Tedeschi - il film mostra infermiere eccezionali che lavorano fino allo stremo psicologico sei ore dopo il turno, manifestanti preoccupati di perdere il lavoro, poliziotti nel panico, ragazzini pestati dalla polizia. "La cosa assurda è che il Covid non ci ha insegnato niente - s'infervora Bruni Tedeschi - tutto è come prima, la Parigi in fiamme dei giorni dei Gilet Gialli non è cambiata come invece doveva accadere con l'esperienza della pandemia, le fratture sociali sono esplose". L'attrice che dopo Estate 85 di Francois Ozon è stata con Edoardo Pesce la protagonista degli Indifferenti di Leonardo Guerra Seragnoli dal romanzo di Moravia, prepara il quinto film da regista. "Lo sto già facendo - dice all'ANSA - è una storia di teatro e di vita, anche la mia, di quando negli anni '80 frequentai la scuola di teatro di Patrice Cherau a Nanterre con Agnès Jaoui, Vincent Pérez e Marianne Denicourt. S'intitola Les Amandiers, i mandorli, siamo sul set". Louis Garrel interpreta il grande regista teatrale e cinematografico Chéreau, Micha Lesco invece Pierre Romans il direttore della scuola. Scritto in collaborazione con Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy, il lungometraggio racconterà la storia di questo gruppo di giovani attori teatrali negli anni '80.
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