"Nell'isolamento totale della
pandemia sono emerse le due urgenze" che hanno ispirato il
sequel di "Come un gatto in tangenziale": "dare uno stimolo
culturale alla condivisione e raccontare i bisogni immediati
delle persone". Così è nata l'idea di "Ritorno a Coccia di
Morto", l'ultimo film di Riccardo Milani con Paola Cortellesi e
Antonio Albanese. A raccontarlo è l'attrice, ospite del Bif&st,
il Bari international film festival, in un incontro nel teatro
Margherita con il marito regista Milani, nell'ambito dei Focus
dedicati alla O1 Distribuzione, che quest'anno festeggia il
ventennale.
Cortellesi ha spiegato che Giovanni e Monica, i due
protagonisti del film, potevano rappresentare queste "due
urgenze". "Quell'isolamento ci faceva paura. Ecco perché - ha
detto - siamo andati al di là dei progetti e da mesi diciamo a
tutti di tornare in sala, altrimenti le sale, che sono luoghi di
condivisione, diventeranno posti per collezionisti".
Il regista ha spiegato che già il primo "Come un gatto un
tangenziale" raccontava "il dramma del nostro Paese, la
divisione che c'è, lo scontro sociale, chi alimenta e soffia
scientemente sul fuoco della divisione. Un film molto
divertente" che racconta però "la linea sottile oltre la quale
il Paese rischia di precipitare in qualcosa di molto grave e io
- ha detto Milani - ho la percezione continua che questo orlo
sia sempre più vicino". Dopo quel film "stava maturando l'idea
di un nuovo film sul mondo cattolico, in un momento in cui
c'erano forti lacerazioni interne, con lo stesso Papa sotto
attacco, abbiamo anche pensato a Paola nel ruolo di suora". Poi
la pandemia ha cambiato tutto e quel progetto, per il momento, è
rimasto un'idea.
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