"Come sarebbe bello se James Bond
fosse un gay". All'indomani della prima mondiale di 'No Time to
Die', il venticinquestimo film della serie e l'ultimo
interpretato da Daniel Craig, Ben Winshaw si esprime sul
toto-007 e sulle prospettive che l'uscita di scena di uno degli
interpreti più longevi dell'iconica spia offre al franchise
ispirata ai romanzi di Ian Fleming.
Nel nuovo film il Norman Scott della miniserie 'A Very
English Scandal' torna nella parte di "Q", il Quartermaster dai
mille gadget al quartier generale dell'MI6: "Per andare avanti,
ora che non c'è più Daniel, occorre un cambiamento radicale.
Questo potrebbe essere il momento ideale per rivoluzionare il
franchise. E se il prossimo Bond fosse una donna, un nero o un
gay? Se vogliamo continuare con il personaggio e con la serie,
possiamo farla esplodere e osare qualsiasi cosa", ha detto
l'attore al podcast "Just for Variety" dopo la prima alla Royal
Albert Hall.
'No Time to Die' rivisita il franchise alla luce del #MeToo
anche grazie alla penna di Phoebe Waller-Bridge di 'Fleabag' e
'Killing Eve': un passo avanti rispetto ai primi 007 che, parola
del nuovo regista Cary Fukunakga, erano "a tutti gli effetti
degli stupratori". A questo punto, scegliere un attore gay per
la parte di James Bond costituirebbe "un vero segnale di
progresso" per l'industria del cinema dove gli attori
apertamente omosessuali fanno fatica a ottenere parti da
protagonista specialmente nel genere dei film di azione, ha
elaborato Winshaw con la rivista gay "Attitude". Lui stesso del
resto solo nel 2014 ha fatto outing, più di due anni dopo aver
girato 'Skyfall'. "Penso che dovremmo lavorare verso un mondo
in cui tutti possono interpretare qualsiasi ruolo e sarebbe
emozionante che l'orientamento sessuale non avesse una parte",
ha aggiunto. E alla domanda se avesse in mente attori britannici
apertamente gay per il nuovo Bond, Winshaw ha osservato che "non
ce ne sono tanti", ma almeno due sarebbero "ideali", Luke Evans
di "Beauty and the Beast" e Jonathan Bailey di "Bridgerton".
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