(di Francesco Gallo)
LA PERSONA PEGGIORE DEL MONDO (Julie
en 12 chapitres), già in concorso al Festival di Cannes e ora in
sala dal 18 novembre con Teodora, è un film che si muove su
tanti piani e altrettanti teatrini, ben dodici come ricorda il
titolo originale. A firma del regista norvegese Joachim Trier,
parte come una commedia divertente, brillante e molto parlata
che ricorda, alla lontana, quelle di Woody Allen, ma poi arriva
l'ombra lunga della morte e della sofferenza. Protagonista Julie
(Renate Reinsve, miglior attrice proprio a Cannes), borghese
illuminata di trent'anni piena di insicurezze e cambi di fronte,
una sorta di Zelig che si innamora di volta in volta di un
lavoro o di un uomo diverso. Insomma, come dice oggi a Roma
l'attrice, "Julie è una donna che non riesce a trovare il suo
posto nel mondo e che a volte pensa di essere la più cattiva".
Prima studia con grande passione medicina, poi capisce di non
essere in realtà interessata al corpo, ma alla mente e così si
mette a studiare psicologia. Ma non finisce qui, il passaggio
successivo è fare la fotografa, attività in cui davvero di
realizzarsi. Per gli uomini che si ritrova ad amare non è
diverso. Mentre pensa di aver trovato una certa stabilità con
Aksel (Herbert Nordrum), quarantacinquenne autore di fumetti di
successo, incontra, dopo un po', il giovane e bello Eivind
(Anders Danielsen Lie) e lascia per lui Aksel.
"Sì è un film sull'amore e sul tempo sul tempo che passa e
dunque è anche un film sulla maturità" dice Renate Reinsve, in
Italia per promuovere il film.
Per lei potrebbe non finire qui: The Guardian dà al film
cinque stelle e guida il coro di critiche favorevoli della
stampa internazionale, mentre Variety inserisce quest'opera in
pole position nella corsa all'Oscar per il Miglior film
internazionale. Molti media internazionali vedono poi in lei una
possibile candidata agli Academy come migliore attrice
protagonista.
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