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Nanny, thriller 'famigliare' vince al Sundance

Nanny, thriller 'famigliare' vince al Sundance

Regista, lettera d'amore a madri migranti

ROMA, 29 gennaio 2022, 19:04

(di Francesca Pierleoni)

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Una "lettera d'amore alle madri ai margini della società, alle madri migranti, a chi è venuto in Ameirca e ha lasciato i figli nel Paese d'origine per creare per loro un futuro migliore". Così la regista nata ad Atlanta, di origini sierraleonesi Nikyatu Jusu, descrive la sua opera prima, Nanny, dramma famigliare /thriller soprannaturale con accenni horror interpretato da Anna Diop e Michele Monaghan, che ha vinto il premio principale,e l'U.S. Grand Jury Prize per la sezione Dramatic al Sundance Film Festival. Protagonista della storia è la 26enne Aisha (Diop) senegalese emigrata a New York, dove lavora senza Green card come tata, prendendosi cura della piccola Rose (Rose Decker), figlia di una coppia borghese liberal in crisi, composta da Amy (Monaghan), dirigente d'azienda che cerca di tenere tutto sotto controllo ma inizia ad andare in pezzi e Adam (Morgan Spector), photoreporter e seduttore seriale. Aisha, affettuosa e attenta nel suo lavoro, ha come principale obiettivo mettere da parte i soldi per portare suo figlio, Lamine, di cui sente sempre più la mancanza, a vivere con lei negli Stati Uniti. Tuttavia le tensioni crescenti con i datori di lavoro (Amy non la paga quanto dovrebbe, Adam prova a farne una delle sue conquiste) e una serie di visioni inquietanti, con suggestioni che arrivano da figure potenti e pericolose della mitologia africana, come Anansi, dio metà uomo metà ragno, e la dea sirena Mami Wata, rendono sempre più labile per lei il confine tra realtà, delirio e incubo. Un viaggio che la porta a confrontarsi con il lutto e la rinascita. Le due figure mitologiche "aiutano Aisha a capire come porsi in un sistema estraneo, costruito su idee razziste - spiega la regista -. La ispirano a ritrovare la sua forza interiore e a reagire quando necessario piuttosto che essere una servitrice docile e umile. Inoltre, vogliono farle arrivare un messaggio legato al suo passato, presente e futuro". Aisha così "ritrova un potere che ha sempre avuto, una tenacia che non sapeva più come utilizzare. E' debilitante essere sottoposti a messaggi e a un immaginario che ci mortificano. Volevo raccontare un personaggio che per intervento divino si ricorda di essere una guerriera". Nanny, dipinge anche una realtà nella quale nessuno si prende cura direttamente dei propri figli: "Non vince nessuno in questa patriarchia razzista e imperialista, è quello che volevo far capire con il film. Alla fine questo sistema ha un impatto sia per chi è in cima al sistema sia per chi è in fondo - sottolinea la regista -. L'America inietta in tutti noi un senso tossico di individualismo che ci allontana dalle nostre radici più comunitarie". Per interpretare Aisha "ho cercato di essere più onesta possibile nel percorso di un personaggio che teme di impazzire - spiega Anna Diop -. Più gli elementi soprannaturali entrano nella sua vita, più inizia a provare una confusione e un terrore con cui tutti possiamo relazionarci. E' quella sensazione di spaesamento che ci fa mettere in discussione ogni decisione presa". L'attrice per il ruolo ha attinto alla sua esperienza come babysitter e tata, uno dei suoi primi lavori, a quella di sua madre, che "per tutta la vita si è presa cura anche dei figli degli altri. I suoi datori di lavoro dicevano di considerarla parte della famiglia. Una cosa che ho sempre trovato curiosa perché loro non erano realmente interessati a conoscerla come persona".
   

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