Oscilliamo tra presenza e assenza,
tra realtà e apparenza. Nel mondo della rappresentazione, che "è
l'unico che ci è dato di abitare", viviamo "nella profonda
ambiguita'". Ivano Spano, psicoanalista, docente all'Università
di Padova, nel suo nuovo libro 'La Malattia dell'Occidente.
Marketing of life' (Guerini e Associati), con la prefazione
dello psicologo sociale Adriano Zamperini, ci mostra le nuove
forme di alienazione provocate dal vivere nella virtualità.
"L'identità diventa cosi' il riflesso di 'stili di vita'
strettamente associati ai marchi commerciali e ai prodotti che
rappresentano" spiega lo psicoanalista, autore di oltre 70 testi
scientifici, che si occupa in particolare di epistemologia delle
Scienze sociali e delle Scienze della terapia ed è un critico
del modello sociale ed economico capitalistico e dei processi di
globalizzazione in atto.
"Il termine 'acting-out', per l'autore, esprime compiutamente il
tentativo del soggetto umano rivolto a sbarazzarsi di sé".
"Così, l'agire finisce col prevalere sul pensare e il fare
finisce per coincidere con l'essere. Il soggetto, allora, si
realizza come 'imprenditore di se stesso' portando a compimento
il plagio sistematico che la società esercita su di lui" come
sottolinea nella prefazione Zamperini di questo viaggio nel
pensiero dove troviamo anche Erich Fromm.
Il contesto, ci fa capire Spano, è quello del capitalismo
fallimentare che non regge ormai più la prova della storia, dove
l'uomo perde di identità e una possibile via d'uscita si può
trovare nel riappropriarsi e nel vivere la realtà, non la sua
rappresentazione, e nella capacità di estendere il complesso
delle relazioni partendo dal territorio, in quella che viene
definita società del "dopo-crescita".
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