Un poeta narrativo, "del racconto, molto veloce e simultaneo, soprattutto nei tempi di Internet". Così si sentiva Valentino Zeichen, morto oggi a 78 anni al Santa Lucia di Roma dove era in riabilitazione dopo l'ictus che lo aveva colpito lo scorso 17 aprile e dal quale sembrava si stesse riprendendo bene. Per lui si erano mobilitati amici, estimatori e il mondo intellettuale e politico per il riconoscimento del vitalizio della legge Bacchelli, conferita lo scorso maggio. Un riconoscimento sul quale aveva in passato ironizzato definendolo il 'Nobel della miseria'. Lascia la figlia Marta. "Sempre un passo indietro e sempre un passo oltre, ci mancherà molto" ha sottolineato il presidente del Consiglio Matteo Renzi di questo poeta pieno di segreti, "stregato" come lui diceva di sentirsi dopo la candidatura al Premio Strega 2016 con il suo unico scanzonato e poetico romanzo 'La sumera'. Uno scrittore che lavorava come "un chimico che fa prodotti sofisticati" anche se sapeva essere molto lirico come nella poesia 'A Evelina', dedicata alla madre che aveva perso da piccolo, che era la sua preferita ed è anche l'ultima che ha letto in pubblico, alla libreria Mondadori di via Piave a Roma. Questi i primi versi: "Dove saranno finiti/la veduta marina,/il secchiello e la paletta,/e i granelli di sabbia/che l'istantaneo prodigio/tramutò in attimi fuggenti,/travisandoli dal nulla/in un altro nulla?". Originario di Fiume dove era nato nel 1938, ha vissuto per quarant'anni vicino a Piazza del Popolo, in una baracca al Flaminio a cui era molto legato che era diventata una leggenda. Un pò come la sua vita di poeta dai modi snob, dandy e libertino che nei primi anni romani girava con i pantaloni tenuto dallo spago mantenendo la sua strana eleganza, come ricorda l'amico Aurelio Picca. "E' stato l'ultimo degli scrittori - dice Picca che con Renato Minore ha sostenuto la sua candidatura allo Strega - ad aver creato una leggenda esistenziale. Gli ultimi scrittori a farlo sono stati quelli nati negli anni Dieci e Venti, Alberto Moravia, Anna Maria Ortese. Ora si scrivono libri e punto". Autore di numerose raccolte di poesie - dal 1974 quando uscì la prima 'Area di rigore', pubblicate negli ultimi anni negli 'Oscar Mondadori', Zeichen aveva il gusto dell'ironia e del paradosso e dopo 'La sumera' voleva continuare sulla strada della narrativa. Stava infatti lavorando a un nuovo romanzo che si portava sempre dietro, 'Invidia contro invidia' del quale aveva "alcuni foglietti in tasca quando ha avuto l'ictus" racconta Elido Fazi al quale Zeichen aveva affidato negli anni i suoi Diari "12-15 quaderni scritti a mano, molto ordinati". "Adesso vedremo se pubblicarli. Ci sono poesie, commenti, pensieri" spiega l'editore con il quale prima de 'La sumera' sono usciti nel 2000 'Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio' in cui la città eterna è simbolo ed emblema fisico e sentimentale della bellezza e del tempo che passa, nel 2010 'Aforismi d'autunno' dove ha sperimentato un genere nuovo in cui la composizione è legata ai cambi dei colori della natura in autunno e nel 2011 'Il testamento di Anita Garibaldi', un monologo dedicato agli ultimi giorni di vita dell'eroe dei due mondi. Uscito per la prima volta nel 1988 'La sumera' era stato completamente rivisto con l'aggiunta di un nuovo capitolo nell'edizione uscita nel 2015. Tra gli altri libri 'Gibilterra' (Mondadori), tra i suoi preferiti e poi sempre per Mondadori 'Metafisica tascabile' e 'Casa di rieducazione'. Con la poesia non "ho più nulla da dire" aveva sottolineato Zeichen parlando con l'Ansa, nei giorni della sua candidatura allo Strega, della narrativa come "di un abisso di fantasmi, di cose reali". Alla clinica Santa Lucia ha scherzato fino all'ultimo con il suo editore su questa sua nuova grande fase mistica. "Aveva ripreso a parlare benissimo. Era sempre tra la battuta e la verita'" come ricorda Fazi.
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