E' rottura tra Milano e Torino sul Salone del Libro evento unico, nelle stesse date nelle due città e con un'unica governance. "Con molta amarezza e nella consapevolezza di avercela messa tutta" lo annuncia il ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini con il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini al termine dell'incontro, al Mibact, seguito al tentativo in questa settimana di mediare fra le parti. "Era una splendida occasione" ha detto il ministro Giannini ma "purtroppo le reciproche rigidità hanno impedito, almeno ad oggi, questo orizzonte". I fronti sono contrapposti sull'idea di Milano spazio per gli editori con i loro stand e Torino luogo d'eccellenza per i librai. Dopo una riunione "complicata" durata un'ora e mezza, con le rappresentanze di tutte le parti, le nuvole nere che avevano accompagnato la vigilia sono diventate realtà. Il presidente dell'Aie Federico Motta - che al suo arrivo con la presidente della Fabbrica del Libro, Renata Gorgani, viene chiamato 'guastatore' da qualcuno tra la piccola folla riunita sotto al ministero - dice: "La nostra idea era creare a Torino la più grande libreria d'Italia" e aggiunge: "Torino ha un problema legato ai vincoli dello spazio espositivo, il Lingotto".
Il presidente dell'Aie precisa poi: "mi definiscono guastatore ma vorrei dire che da parte nostra c'e' la più grande apertura e disponibilità a supportare diverse attività e il territorio di Torino e a supportarlo sulle nostre spalle". "Noi abbiamo portato una proposta molto forte di un unico evento nelle due città: a Milano, dove ha sede l'Aie, con gli editori con i loro libri negli stand e a Torino con specializzazione sui librai. Si dava così voce a entrambe le filiere" spiega Gorgani che conferma anche le date per la manifestazione milanese dal 19 al 23 aprile, annuncia una conferenza stampa a Milano il 5 ottobre e spiega di aver parlato del progetto anche "con Laterza e Feltrinelli e a loro la proposta piaceva" ed erano favorevoli anche, aggiunge "alcuni dei 70 editori 'ribelli'". Ma "Salone unico del libro significa spazi espositivi in entrambe la città" sottolinea il sindaco di Torino Chiara Appendino. "E' una condizione per noi non accettabile. Non c'è stata apertura e noi andiamo avanti. Festeggeremo i trent'anni di storia, lo faremo al Lingotto, intorno a questo immagineremo un nuovo format.
Un sistema condiviso deve rispettare la storia di una città e un passato che ha dato sempre valore alla filiera del libro". Intanto annuncia: ''Convocherò per lunedì l'assemblea dei soci e il consiglio con l'intento di approvare il nuovo statuto''. Uno scontro fra le due città che porta il ministro Franceschini a dire: "Ci siamo trovati di fonte a molte rigidità delle due città e le guerre cominciano così". In questo modo l'"Italia ha perso una grande occasione. Si presenta - sottolinea il ministro - con due Saloni del Libro a 100 chilometri di distanza che si faranno una concorrenza sfrenata e questo è un pessimo risultato non solo per il Paese ma anche per la filiera dell'editoria e per il mondo del libro". Che se si fosse trovato un accordo sarebbe "stato meglio per il sistema Paese" lo sottolinea anche Chiara Appendino. "Noi abbiamo difeso la dignità di una città e di un Salone trentennale" ha fatto presente Chiamparino. "Si è resa impossibile la prosecuzione di un dialogo che si era avviato bene. Il ruolo dei due ministri è stato straordinario nel proporre un'occasione storica di dare vita a un salone nazionale" ha spiegato Filippo Del Corno, assessore alla cultura al Comune di Milano.
E nel giorno della rottura ci si comincia anche a chiedere se il Mibact e il Miur che sono entrati nella Fondazione del Salone del Libro di Torino, ci resteranno. "Noi rispettiamo quali saranno le scelte dei ministeri" spiega la Appendino. "Il tema oggi non è stato trattato. Le modalità in cui il ministero parteciperà è tutto da discutere con i ministri. I ministeri ci saranno sulle iniziative di promozione. Se Torino resterà più orientata sulla promozione della lettura vedo più coerente la presenza nostra e del Miur. Ma è una decisione su cui non posso rispondere" ha spiegato il direttore generale per i Beni Librari, Rossana Rummo, rappresentante del Mibact nel tavolo dei "quattro saggi" composto da Renata Gorgani per l'Aie, Arnaldo Colasanti per il Miur e Massimo Bray per la Fondazione del Libro, che dovevano mediare per trovare un accordo. "Ci rimettiamo tutti. Oggi cultura e ragione hanno perso", dice con rammarico l'editore Carlo Gallucci.
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