"Accettare di scendere dal ring un
po' diverso da come ci sei salito". L'essenza della boxe è
questa secondo Marco Bambini che, assieme al giornalista Dario
Ricci, ha raccontato la sua vita da pugile e allenatore fra
ganci, montanti e storie di vita.
Una passione ereditata, un legame che "univa nel contrasto"
Bambini con il padre, e che si è trasformata in mestiere,
attraverso anni d'oro e luoghi storici del pugilato italiano,
come la palestra milanese Doria. Dove in genere entrano più che
altro persone motivate dalle più svariate ragioni, curiose di
cimentarsi con i guantoni o attirate dalla preparazione fisica
del pugilato. Il campione è merce rara, e in ogni caso
"plasmare, modellare, definire, aggiungere, sottrarre", è la
ricetta dell'allenamento predicato da Bambini, che è cresciuto
nel mito di Rocky Marciano, ha iniziato a combattere negli anni
'80 quando il ring era precluso alle donne e ora con il suo team
'La Nobile Arte' forgia talenti, la più promettente dei quali si
chiama Lisa.
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