GIULIA MARTINEZ, IL PECCATO DI MICHELANGELO (Edizioni Sabinae, pag. 160, euro 25,00)
"Caro spettatore lasci pure i pop corn fuori dalla sala, questo è un film sul silenzio". Questa solo una delle piccole perle a firma di Andrei Konchalovsky nel libro di Giulia Martinez presentato ieri sera al Cinema Rouge et Noir di Palermo dal titolo: 'Il Peccato di Michelangelo - dietro le quinte del film di Andrei Konchalovsky sul genio di Rinascimento (Edizioni Sabinae).
Nel volume non solo il puntuale racconto del backstage del film illustrato dalle immagini del fotografo russo Sasha Gusov e dai bozzetti dello scenografo Maurizio Sabatini, ma anche l'affascinante viaggio, le sfumature, le curiosità, gli stati d'animo, il sudore e la passione che il Maestro del cinema internazionale, gli attori e la troupe hanno vissuto durante la realizzazione di quest'opera. Alla presentazione del libro, oltre che l'autrice, anche il protagonista del film nei panni di Michelangelo, Alberto Testone, e il giornalista e scrittore Gian Mauro Costa. Questo volume, come d'altronde il film, racconta di un Michelangelo Buonarroti come non si era mai visto, di un uomo geniale quanto imperfetto, in lotta con i potenti del tempo, con la propria famiglia e con se stesso. E tutto questo in una grande co-produzione russo-italiana (Andrei Konchalovsky Studios, Jean Vigo Italia e Rai Cinema). Perché questo libro da parte di una press agent che ha seguito centinaia di film d'autore? "Semplice - spiega la Martinez all'ANSA - perché è un film che ho visto letteralmente nascere al festival di Venezia nel 2016 quando Andrei Konchalovsky aveva portato al Lido Paradise.
Proprio allora il regista aveva parlato di questo progetto, della sua voglia di fare un Michelangelo, duro, sporco e avaro e con tanto di naso rotto. Si era anche pensato di fare casting nelle palestre di pugilato". E ancora la Martinez autrice nel volume di una lunga intervista al regista :"Ho seguito il film durante tutta la sua lavorazione, una vera e propria avventura alla ricerca delle location giuste dove ci fosse tanta sporcizia e galline sul set.
Per Konchalovsky era diventata una vera ossessione. Il film doveva tramettere il cattivo odore, la puzza di quei tempi".
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