- In occasione dei 100 anni di Franca Valeri, le Edizioni La Tartaruga mandano in libreria il volume ''Tutte le commedie'' (pp. 672 - 22,00 euro), con una prefazione di Lella Costa e una nota critica finale di Patrizia Zappa Mulas. Un bel regalo per lei e per il suo pubblico, con alcuni dei 12 testi finora inediti e, in chiusura, molti esilaranti, sorprendenti sketches.
Un teatro al femminile come pochi e a partire da inizio anni Sessanta, con quel ''Le catacombe'' che inverte i ruoli della pochade, dando la parte dello sciocco e vanesio a un uomo, per arrivare al 2014 con ''Il cambio di cavalli'' sul rapporto tra generazioni in un gioco di forza e debolezza delle parti con protagonista una vecchia, ironica e raffinata signora. Franca Valeri comincia a recitare che non ha ancora 30 anni, smette quando ne ha 95. Quindi si tratta del lavoro di oltre 60 anni di una donna che per prima, e da sola (Cambiandosi il cognome Norsa, perché in famiglia non vogliono faccia l'attrice, con Valeri in omaggio a Paul Valery) riesce a raccontare la trasformazione tragica e ridicola assieme della donna in una società che va dalla ripresa del dopoguerra alle delusioni più recenti, rendendola protagonista. ''Questa ragazza, colta della buona borghesia milanese sembra sapere meglio di una figlia d'arte che si possono dire le cose più tremende solo a condizione di dirle bene, col ritmo e il tono giusto'', annota la Zappa Mulas, che cita Dorothy Parker, ma con uno sguardo più esterno e meno sofferto. Possiamo aggiungere che, col trascorrere del tempo quei suoi testi (e si vedano anche gli sketches) non hanno perso mordente, non sono quasi invecchiati.
''Prima di Franca sono certo esistite altre attrici comiche, o brillanti (perlopiù caratteriste, ma insomma qualcuna ce n'era): ma nessuna era mai riuscita a essere anche autrice e regista, oltre che interprete'', scrive Lella Costa con la sua arguzia, aggiungendo che i suoi personaggi sono diventati degli archetipi: ''oggi usiamo la Cesira, o la Cecioni, per indicare in modo sintetico e impeccabile (e implacabile, anche, spesso) delle precise tipologie femminili che conosciamo e riconosciamo.
Ma anche la donna, femminile e singolare, quella che lei è stata e continua a essere, mai banale, mai riducibile a schieramenti o militanze, mai tentata da adesioni formali a movimenti e battaglie che l'avrebbero - forse - costretta a rinunciare alla sua insopprimibile allergia per ogni forma di retorica''. Per anni la Valeri ha patito l'essere citata solo come autrice della Signorina Snob, la Cesira e la Cecioni e ha faticato per essere riconosciuta anche come drammaturga di qualità, con quel suo occhio osservatore che indaga la borghesia milanese come il popolo romano. Gioca quindi con modelli sperimentati in ''Tosca e altre due'', figure, queste ultime, che acquistano rilievo pur vivendo non al centro della scena, ma in una portineria, una romana e l'altra milanese con un bel confronto comico tra le due inflessioni, ma è con ''Sorelle, ma solo due'' che ci propone un interno domestico e un gioco al massacro tutto verbale, meno a effetto e più intenso. ''Tutte le donne di Franca Valeri - sottolinea la Zappa Mulas - hanno qualcosa in comune, non sono mai inoffensive, mancano tutte di bonarietà, di mitezza. Quando sono remissive con gli altri (''Una moglie felice'') si accaniscono contro se stesse, pur di accanirsi contro qualcuno.
Quello che le sostiene sempre è l'autoillusione, che è la faccia triste dell'inventiva. Parlano moltissimo per evitare di pensare. Basterebbe che si fermassero un attimo e svanirebbe tutto il nostro piacere''. E non si può non concordare con lei quando conclude affermando: ''Nel suo teatro dal Cinquanta al Duemila si scopre come quell'Italia proterva e impreparata che ci sta alle spalle minacciava decisamente di diventare l'Italia che ci sta davanti''.
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