'Metamorphosis insectorum Surinamensium', è l'opera cui è legata la fama di Maria Sibylla Merian (1647-1717), che raccoglie insetti e altri animali che osserva e disegna, documentando minuziosamente quello che più le sta a cuore, e cioè il processo di trasformazione: serpenti, iguane, rospi, bruchi e farfalle con le piante di cui si nutrono, daranno vita ai meravigliosi acquerelli e incisioni di un lavoro che catturò l'interesse di collezionisti, studiosi e intellettuali di tutt'Europa, da Linneo a Goethe.
La storia di Merian è raccontata nel libro 'Nel gran teatro
della natura', scritto da Brunella Torresin, giornalista
culturale de 'La Repubblica' e pubblicato da Pendragon, che sarà
presentato il 9 dicembre a Bologna, alla Sala Borsa alle ore 18,
per la rassegna 'Le voci dei libri'.
Dialogherà con l'autrice
Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi, presidente
della Fondazione Europeana, con la giornalista Francesca
Parisini.
Nel 1699, a 52 anni, Maria Sibylla Merian, artista e
naturalista tedesca, si imbarca con la figlia minore alla volta
della colonia olandese del Suriname, in Sudamerica, per
estendere le sue ricerche alla flora e la fauna di quella remota
regione delle Indie Occidentali. È la prima donna ad
attraversare l'Atlantico come protagonista di una spedizione
artistica, scientifica e commerciale. Nata in una famiglia di
artisti, e lei stessa pittrice, raccoglie insetti e altri
animali che osserva e disegna, documentando minuziosamente
quello che più le sta a cuore, e cioè il processo di
trasformazione. Dotata, temeraria e determinata, grazie a un
impegno instancabile fatto di rigore, pazienza, visione, studio,
Merian ha forzato le convenzioni sociali, reinventato i codici
della sua professione di artista e naturalista.
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