di Amalia Angotti
VIVIANA VERBARO, LA ROSA DI MARGHE
(RUBBETTINO, PP 224, EURO 16). La rosa di Marghe è una storia
sospesa tra cronaca e romanzo, tra verità e narrazione,
un'inchiesta e insieme un urlo di dolore. Viviana Verbaro,
giornalista Rai e voce di Radio Uno, racconta in modo
emozionante e coinvolgente, nel suo libro d'esordio, una vicenda
drammatica che s'ispira a un caso reale di malasanità accaduto
in Calabria, terra d'origine dell'autrice. Una di quelle storie
che siamo abituati a leggere nelle pagine di cronaca e che
vengono dimenticate troppo in fretta. Personaggi e luoghi
acquistano però un significato simbolico che va al di là della
vicenda da cui il romanzo prende spunto. Il libro è un invito a
riflettere sul tema della diritto alla salute, a non abbassare
la guardia e a indignarci perché certe cose non accadano più.
Sullo sfondo un Mezzogiorno immaginario, ma anche reale, in cui
dominano le menzogne, il cinismo, la fatalità e la
rassegnazione.
"Ho scelto il romanzo e non l'inchiesta - spiega Verbaro che
ha presentato La rosa di Marghe al Salone del Libro di Torino -
per un'esigenza di libertà, per poter scrivere senza regole, ma
soprattutto perché volevo che questa storia rimanesse nel tempo,
non restasse ferma nei confini della cronaca".
La protagonista è Marghe, medico oncologo figlia di
contadini, che insegue a lungo il sogno della maternità e a 37
anni rimane incinta. Al momento del parto, però, qualcosa va
storto: per un errore in sala operatoria la donna entra in coma
e poi in stato vegetativo permanente. Una vita non vita, "un
inferno in terra". Un brutto scherzo del destino. A raccontare
la storia di Marghe e le vicende che s'intrecciano intorno al
suo dramma, alla ricerca di una verità che rimane sospesa, senza
assumere mai contorni netti, è Giulia, l'amica persa e
ritrovata, giornalista tornata dagli Usa dopo avere letto
casualmente quanto accaduto.
Verbaro ricostruisce i fatti in modo documentato - da
cronista ha visitato un centro specializzato nelle
riabilitazioni di pazienti in stato vegetativo - e partecipa con
discrezione al dramma dei familiari e dei protagonisti della
storia, alla loro lotta contro chi cerca di omettere e di
insabbiare. Un romanzo con uno stile asciutto e nello stesso
tempo un crescendo di colpi di scena, che non cade mai nella
retorica e ha una forte valenza sociale. Con un messaggio di
speranza che trapela nelle pagine finali del libro, in quella
fiaccolata in cui si invoca 'Giustizia per Marghe', aperta da
Agata, la mamma contadina, avvolta in uno scialle nero di lana
pesante, che "cammina mossa da gratitudine verso i presenti".
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