MASSIMILIANO AMATO, "GRACCEVA.
L'AVVENTUROSA VITA DEL PARTIGIANO CHE SALVÒ PERTINI E SARAGAT"
(ARCADIA EDIZIONI, PP 252, EURO 18,00). Arriva in libreria
"Gracceva. L'avventurosa vita del partigiano che salvò Pertini e
Saragat" (pag. 252, euro 18,00), nuovo libro del giornalista
Massimiliano Amato, condirettore della "Critica Sociale", la
storica rivista socialista fondata nel 1891 da Anna Kuliscioff e
Filippo Turati. Pubblicato da Arcadia Edizioni nella collana di
studi storici della Fondazione Pietro Nenni, il volume è il
risultato di un lungo lavoro di ricerca presso archivi privati e
pubblici e racconta la vita di Giuseppe 'Peppino' Gracceva, nome
di battaglia 'Maresciallo Rosso', capo militare delle Brigate
Matteotti a Roma e nel Lazio.
Gracceva fu uno dei principali protagonisti della lunga
opposizione armata alle truppe di occupazione tedesca nella
Capitale: in quei drammatici e sanguinosi 271 giorni che
andarono dal 10 settembre 1943 al 4 giugno 1944 diede prova di
straordinario coraggio, partecipando con un ruolo di primissimo
piano ad alcune delle azioni più clamorose messe a segno dalla
Resistenza romana contro l'esercito invasore. Su ordine di
Pietro Nenni, fu lui, con Giuliano Vassalli, Alfredo Monaco,
Filippo Lupis e Marcella Ficca, a organizzare e a portare a
termine la più grande beffa che la Resistenza romana riuscì a
fare a Priebke e Kappler: l'evasione, il 25 gennaio del 1944,
dal carcere di Regina Coeli dov'erano rinchiusi da tre mesi, di
Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, due futuri presidenti della
Repubblica che erano stati condannati a morte dalle SS.
Catturato a sua volta agli inizi di aprile, Gracceva trascorse
più di 50 giorni nella prigione tedesca di via Tasso, dove
benché sofferente per i postumi di una grave ferita a un
polmone, resistette eroicamente alle torture e alle sevizie a
cui venne sottoposto, senza rivelare i nomi dei suoi compagni di
lotta.
Nel giugno del 1944, subito dopo la liberazione di Roma, fu
tra i fondatori dell'Anpi, di cui fu a lungo dirigente
nazionale. Fu membro della Consulta Nazionale dall'aprile del
1945 al giugno del 1946, e ricoprì incarichi politici e di
partito, nel Psi. Tra gli inizi degli anni Cinquanta e la prima
metà degli anni Settanta visse a Salerno. Morì nel 1978, pochi
mesi dopo l'elezione al Quirinale del suo grande amico Sandro
Pertini, il quale inviò un picchetto di corazzieri ai suoi
funerali.
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