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McCann, 'racconto la madre di Foley decapitato dall'Isis'

McCann, 'racconto la madre di Foley decapitato dall'Isis'

"Lotta per cambiare la politica del governo Usa sugli ostaggi"

MANTOVA, 05 settembre 2024, 17:11

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(dell'inviata Mauretta Capuano) A dieci anni dall'orribile morte del giornalista americano James Foley rapito e poi decapitato in Siria dall'Isis, il 19 agosto 2014, Colum McCann, l'autore di Apeirogon, racconta la storia di Jim in un libro potente: 'Una madre' (Feltrinelli), con cui è tra i grandi protagonisti del Festivaletteratura di Mantova.
    Scritto insieme a Diane Foley, la madre del giornalista, che non smette di lottare, è una biografia, un giallo, è il primo libro di non fiction di McCann. Si apre con Diane Foley che si prepara ad incontrare uno degli assassini del figlio, Alexanda Kotey, condannato all'ergastolo. Potrà mai perdonarlo? "Diane è una donna di fede straordinaria. Ha una forte formazione cattolica. Penso che lei, nel suo cuore, avesse già perdonato l'assassino di suo figlio, prima ancora di farlo in modo pubblico. Diane ce l'aveva di più contro il governo degli Stati Uniti che non con l'assassino di James, perché convinta che gli Stati Uniti si siano macchiati della colpa di essere rimasti inattivi, passivi" dice McCann. "Gli ostaggi italiani spesso riescono a tornare a casa. Gli irlandesi tornano a casa, i francesi vengono restituiti, gli spagnoli pure anche se i rispettivi governi pubblicamente non ammettono di iniziare trattative per il rilascio, ma la diplomazia è un dato di fatto.
    Come è un dato di fatto che il governo degli Usa non negozia né sopra né sotto il banco. Quindi gli ostaggi non rientrano a casa o meglio non rientravano" sottolinea lo scrittore.
    "Dunque abbiamo una madre, suo figlio è stato catturato insieme a persone di altre nazionalità. Lei guarda il notiziario e giorno dopo giorno gli altri vengono rilasciati, suo figlio no. Lei si chiede, che cosa posso fare io? Dichiara a un certo punto, pubblicamente, che sta cercando di raggranellare una cifra ingente per pagare il riscatto. Entra in gioco il governo americano, il ministro della giustizia che le dice 'attenta se fai questa cosa ti portiamo in tribunale'. Ecco perché Diane da anni si sta spendendo per cercare di modificare le politiche del governo degli Stati Uniti nei confronti degli ostaggi di nazionalità statunitense. Ecco perché penso che la storia di James Foley e di sua sua madre abbia ancora un'eco, una risonanza importante" racconta McCann, 59 anni, nato e cresciuto a Dublino, vincitore di numerosi premi tra cui il National Book Award. "L'amministrazione Biden qualcosa ha fatto di diverso nei confronti degli ostaggi. Ha riportato in patria qualcuno, dalla Russia, da Gaza. Se Kamala Harris diventasse presidente penso continuerebbe su questa strada" aggiunge.
    Diane Foley si autodefinisce "una madre come tante altre che ha perso un figlio e ha deciso che quell'assassinio è un'onta morale nei confronti del mondo". "Sono entrato in contatto con lei. Non ce la faceva a scrivere un libro così. Ho avuto l'opportunità insperata di entrare dentro questa vicenda da scrittore e le sarò sempre riconoscente. Questa è la storia di Diane che racconta la storia du suo figlio. Sono convinto che un buon giornalista sia uno che da prova di umiltà. In un momento in cui il giornalismo è sotto attacco è importante ricordare Foley" sottolinea. "L'esempio di Diane è qualcosa che mi fa sentire piccolo così. Adoro quella donna. Lei dice di essere una persona qualunque ed è dunque un esempio di cosa può fare una persona normale. Ha 75 anni e va avanti per cercare di cambiare la situazione. Nessuno la ferma" racconta lo scrittore che per dedicarsi a questo libro ha accantonato il romanzo che stava scrivendo. "È una cosa completamente diversa, si chiamerà Twist e uscirà nel 2025, penso nel 2026 in Italia. Parla sia del sabotaggio che della riparazione dei cavi subacquei del segnale di Internet" annuncia.
    A McCann piacerebbe anche scrivere un libro sulle figlie dell'assassino di James Foley. "Sono convinto che le storie non finiscano mai. Kotey si è sposato due volte e in Siria ha avuto tre ragazze. Diane gli ha posto domande sulla madre dei suoi figli. Quelle tre ragazze sono finite in un campo che ha fama in Siria di essere degli stupri. Una parte di me ci pensa ancora a questa vicenda, se riuscissi a rintracciare la moglie e le figlie vorrei scrivere anche la loro di storia".
   

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