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La Dc irpina, una storia da 'favola' secondo Daniele Morgera

La Dc irpina, una storia da 'favola' secondo Daniele Morgera

In 'Li chiamavano i Magnifici 7', il racconto tra anni '50 e '80

ROMA, 13 novembre 2024, 13:53

Redazione ANSA

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DANIELE MORGERA, 'LI CHIAMAVANO I MAGNIFICI 7. CIRIACO, GERARDO E GLI ALTRI: VERITÀ E LEGGENDE DELLA DC IRPINA CHE ARRIVÒ A GOVERNARE L'ITALIA' (LA BUSSOLA, PP. 300, EURO 18) La storia della Democrazia Cristiana irpina? Una "favola" da raccontare ai nipotini. È così Daniele Morgera, giornalista del giornale radio Rai, ha scelto di narrarla nel suo 'Li chiamavano i Magnifici 7', un libro che è un mix tra "favola politica", appunto, e "romanzo popolare", come spiega lo stesso autore nell'introduzione.
    Il libro parte con un messaggio su WhatsApp della 13enne Alfonsina, nipote del 70enne Genesio: "non avevo proprio idea di cosa fosse la politica - scrive - ho capito che non è mai come sembra, perché ognuno tende a raccontarla a modo suo". E Morgera sceglie di raccontarla attraverso un dialogo tra generazioni, così da rendere più fruibile una storia che altrimenti avrebbe trovato spazio in un saggio.
    Protagonisti ed 'eroi' - tra testimonianze, suggestioni, luoghi ed eventi - Ciriaco De Mita, segretario nazionale dello scudocrociato e "architrave" del partito - così lo definisce lo scrittore - e le sette "colonne" su cui poggiava il suo potere: Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Biagio Agnes, Salverino De Vito, Antonio Aurigemma, Aristide Savignano, Giuseppe Gargani. Nomi a cui, col passare del tempo, si aggiunsero quelli di Ortensio Zecchino e, nel Sannio, Clemente Mastella.
    "Tu non ci crederai, ma c'è stato un periodo in cui da qui, da questi paesini della provincia di Avellino, si comandava l'Italia", spiega il nonno, riferendosi a loro. Uomini che, tra gli anni '50 e '80 del secolo scorso, riuscirono a portare le periferie al centro della scena pubblica italiana. Non senza nostalgia, Morgera ne parla come politici con "il senso del dovere e del lavoro", "ingegno e voglia di progresso" che hanno lasciato "autostrade, opere pubbliche, ospedali", ma anche "la ricostruzione materiale dopo il terremoto, tra eccessi e palingenesi" e "lo sviluppo industriale".
    "Personalità colte e raffinate": così le descrive, nella sua postfazione, il responsabile di Rai Quirinale, Andrea Covotta.
    Appartenenti a un periodo "adesso alle nostre spalle", prosegue, mentre "il sistema politico corre veloce ed è dominato dalla quantità e non dalla qualità delle proposte".
   

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