La conferenza di Berlino sulla crisi libica ha mostrato, ancora una volta, la centralità in Europa e l' 'innovatività' dell’approccio di politica internazionale della Germania e della Cancelliera Angela Merkel. La recente matassa della crisi libica, sul piano geopolitico e diplomatico, si è dipanata sugli assi della sua politica: sull’asse Germania e Turchia e su quello fra Germania e Russia. La Cancelliera, dunque, può definirsi, anche per questo, la 'Regina d’Europa', come si legge nel sottotitolo del libro "Frau Merkel, Regina d’Europa", scritto da Claudio Landi, giornalista parlamentare di Radio Radicale, edito da Passigli Editore.
Angela Merkel, in questo quindicennio, secondo Landi, è stata una delle più importanti statiste dell’Occidente. Durante il suo incarico ha visto tre presidenti USA: George W. Bush, Barack Obama e Donald Trump. Ha costruito con il presidente della BCE Mario Draghi, gli strumenti di governance che hanno consentito all’eurozona di superare la crisi del debito e di consolidare il ruolo globale della moneta unica. Ma, specialmente, si sottolibea nel libro, 'ha condotto la Germania come Repubblica Federale e come paese cardine dell’Unione Europa, attraverso le contraddizioni di questa epoca di grandi trasformazioni economiche, sociali, civili, che vedono il 'ritorno dell’Asia' e la fine del mondo prepotentemente occidental-centrico'.
Il mondo globalizzato non è più un luogo dove è solo l'Occidente a dare le carte. Altri grandi attori sono diventati protagonisti. E l'innovativo approccio geopolitico della Merkel è quello di "coniugare i valori occidentali, della civiltà social-liberale, con il 'ritorno dell’Asia', attraverso una politica di 'bilanciamento sofisticato' fra tutti gli attori globali e una strategia di costruzione di istituzioni di governance: dalla BCE, all’Accordo del Clima di Parigi", come sostiene Claudio Landi.
La Germania di Angela Merkel ha costruito, secondo la sua analisi, una serie complessa di rapporti e conseguenti 'bilanciamenti', fra Stati Uniti e Federazione russa e fra questi e i nuovi attori globali asiatici, Cina e Giappone in primissimo luogo. Allo stesso tempo ha cercato di mettere insieme l'Europa sotto la sua leadership, con le regole fiscali e monetarie, per quanto riguarda l’eurozona, e con la penetrazione capitalistica e il lavoro diplomatico serrato, per quanto concerne l’Europa centro-orientale. A cominciare dal Gruppo di Visegrad.
Questa costruzione geopolitica, complessa e raffinata, sembra particolarmente innovativa e collegata al mondo delle catene del valore globale disegnato da alcuni grandi politologi, da Prarag Khanna, studioso indiano, a Barry Buzan, grandissimo specialista inglese. Ma anche le innovazioni hanno un prezzo e presentano contraddizioni: la costruzione geopolitica di Angela Merkel non fa eccezione.
La crisi dei migranti del 2015 e i continui confronti geopolitici con gli Usa l'hanno messa a dura prova. L'approccio innovativo da 'grande potenza civile' della Merkel può funzionare bene ma, osserva Landi, "c’è una grande contraddizione: la Germania, pur con l'Ue al proprio fianco, non ha la 'stazza' per reggere la dimensione della competizione globale. Solo un'Europa più motivata da una sua ideologia e più disponibile a organizzare in maniera adeguata i suoi tanti strumenti e risorse geopolitiche, con la Germania (e la Francia) al centro, può reggere quella competizione globale".
La costruzione di Merkel "può innovarsi poichè è una 'geopolitica liberale': ha un metodo basato sul compromesso e sui valori liberali, la forza delle istituzioni, della diversità, della libertà come responsabilità, che consente, in teoria, di innovare", assicura l'autore. Ma ora la domanda è: l'Europa, che in questi anni merkeliani è stata capace di innovare, può continuare ed allargare i processi di innovazione anche con la fine del ciclo politico della Cancelliera? "E' questa è la sfida dei prossimi anni - risponde Claudio Landi - imparare ed assorbire l’approccio di Angela Merkel sapendolo allargare. Ursula von der Leyen, Cristine Lagarde, lo stesso presidente francese e specialmente il prossimo Cancelliere tedesco ne saranno capaci? Su questa sfida si giocano le potenzialità della democrazia europea di contare nel mondo globalizzato e di partecipare alla costruzione di un Occidente liberale adeguato al mondo globalizzato. Per ora non possiamo che riconoscere che proprio a Berlino per la Libia, la Cancelliera tedesca ha dato prova, per l’ennesima volta, della sua abilità".
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