(di Elisabetta Stefanelli)
''Nella copertina del libro ho voluto
che fosse scritto molto chiaramente che non so se i buchi
bianchi esistono davvero. Questo libro è il racconto di una
ricerca in corso, non il resoconto di una ricerca conclusa''. A
cosa sta lavorando ora? ''A cercare come potremmo vedere questi
buchi bianchi, se esistono''. A spiegarlo all'ANSA è Carlo
Rovelli - fisico responsabile dell'Equipe de gravité quantique
del Centre de physique théorique dell'Università di
Aix-Marseille - ed autore di tanti meravigliosi saggi (come
Sette brevi lezioni di fisica, o L'ordine del tempo) che vuole
sempre ''vedere un po' più in là''. Rovelli ha raccontato il suo
ultimo viaggio nella conoscenza dell'universo in ''Buchi
bianchi. Dentro l'orizzonte'' (ADELPHI, pp.144 - 14,00 euro)
come un buco nero: ''Un buco bianco è la stessa cosa: una
soluzione delle equazioni di Einstein. Per questo conosciamo
bene anche loro'', scrive.
A chi si rivolgono i suoi libri, chi è il suo lettore ideale?
''Questo ultimo libro in particolare si rivolge a tutti. L'ho
scritto pensando a un lettore che non sappia nulla di scienza.
Ma scrivendo ho anche in mente i miei colleghi, che spero
trovino interessante la prospettiva sulla natura che presento'',
spiega l'autore, i cui libri sono tradotti in 40 paesi.
Per lei la scienza sembra in qualche modo essere una forma
d'arte...''Scienza e arte hanno linguaggi diversi, strumenti
diversi, e obiettivi diversi. Ma hanno anche più cose in comune
di quanto spesso pensiamo. Sono entrambe sforzi per trovare
nuovi modi di vedere e comprendere il mondo. Grandi artisti di
sempre si sono ispirati alla scienza del loro tempo e grandi
scienziati hanno coltivato nell'arte la loro cultura, che li ha
arricchiti anche di idee''.
Parla del lavoro di vari scienziati e di come ogni scoperta sia
sempre il superamento di una convinzione radicata che non si
vuole mettere in discussione. Insieme però il lavoro dello
scienziato è solitario e collettivo...
''La scienza, come del resto tutta la cultura, è un vasto
processo collettivo. Ci sono scienziati che hanno fatto passi
più grandi, ma costruiscono sul lavoro di altri e i contributi
importanti sono di tantissime persone. Non c`è contraddizione
fra il lavoro collettivo e il lavoro solitario: si reggono l'uno
sull'altro. Superare convinzioni radicate è difficile
soprattutto perché non sappiamo mai quale fra le convinzioni è
quella che abbandonare ci permette di capire meglio''.
Il suo libro è denso di citazioni e riferimenti letterari in
particolare torna a più riprese il parallelo con la Divina
commedia e il viaggio di Dante in un universo sconosciuto. Che
peso ha per lei la letteratura e che lettore è Rovelli?
''Sono un lettore vorace da sempre. Leggo tantissimo.
Soprattutto classici: letteratura occidentale, filosofia,
letteratura orientale, saggistica sulle direzioni di ricerca e
di pensiero che mi incuriosiscono. Spesso mi appassiono molto
al libro che leggo''.
Leggendo ''Buchi bianchi'' io personalmente ho provato una
sensazione di paura e di smarrimento difronte a una scoperta
che sposta ancora in avanti il livello di scarsa comprensione
dell'universo lei invece viene pervaso dalla gioia della
scoperta...che cosa le fa paura?
''Tante cose mi fanno paura. Mi fa paura la stupidità umana che
ci trascina sempre in guerre, perché tutti vogliono essere i
padroni del mondo. Mi fanno paura le bombe atomiche, che sono
tantissime, e tutte puntate. Mi fa paura la crisi ambientale che
cresce. Mi fa paura la possibilità di ritrovarmi da solo,
ammalato, senza amore. Mi fa paura il dolore fisico. Mi fa
paura la prospettiva di perdere le persone che amo, o di
litigare con gli amici. Mi fa paura la vecchiaia. Certo non mi
fa paura il fatto che non sappiamo tante cose dell'universo. E
non mi fa paura per nulla l'idea di dover morire''.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA