TADEUSZ BOROWSKI, PAESAGGIO DOPO LA BATTAGLIA (Edizioni Lindau, pp.320, 24 euro, e-book 16.99 - traduzione dal polacco di Roberto Polce). Uno dei classici della letteratura europea ancora attuale per comprendere la Storia, una testimonianza cinica e vera sulle atrocità dei lager nazisti resa grazie allo sguardo lucido e disincantato sull'Olocausto di un autore ancora non completamente conosciuto in Italia: è in libreria "Paesaggio dopo la battaglia" (Edizioni Lindau) di Tadeusz Borowski, in una nuova traduzione di Roberto Polce, in occasione del Giorno della Memoria. Borowski, prigioniero numero 119198 ad Auschwitz, vittima di sperimentazioni disumane, deportato poi a Dachau, e infine suicida a soli 29 anni nel 1951, racconta il funzionamento quotidiano e i meccanismi dei lager nazisti dalla sua prospettiva di "internato ariano" e svela, in modo brutalmente onesto, le caratteristiche di un inferno in cui la violenza veniva esercitata non solo dall'aguzzino sul prigioniero, ma anche da quest'ultimo sul compagno di detenzione. Nel libro è presente anche un glossario dedicato alla specifica lingua "concentrazionaria" che si creò ad Auschwitz, vista la compresenza nel lager di etnie, classi sociali e vari gruppi linguistici.
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