ILDEFONSO FALCONES, SCHIAVA DELLA LIBERTA' (Longanesi, pp.600, 24 euro.
Traduzione di Pino Cacucci, Camilla Falsetti Spikermann, Claudia Marseguerra).
"Ai
miei lettori cerco di offrire con la tensione narrativa delle
mie storie un momento di intrattenimento, di evasione dai
problemi quotidiani. Poi lo sfondo storico è un qualcosa in più:
scelgo situazioni poco conosciute o magari particolarmente
crudeli, che possano catturare l'interesse del pubblico e farlo
entrare in empatia con i personaggi. La sfida è usare meno
parole e costruire frasi non contorte: il linguaggio deve essere
semplice". A distanza di tre anni dall'ultimo libro, Ildefonso
Falcones torna ai suoi lettori con "Schiava della libertà"
(Longanesi), nuovo romanzo storico che affronta il tema della
tratta degli schiavi nell'800 e le conseguenze nella società di
oggi. Il libro, uscito qualche mese fa in Spagna e rimasto al
primo posto assoluto della top ten per cinque settimane
consecutive, inizia nella Cuba del 1856 e arriva fino alla
Madrid dei giorni nostri: una scelta inedita per un autore che
nelle sue storie ha sempre rivolto lo sguardo al passato.
"Questa storia do negrieri e schiavi nasce dalla consapevolezza
che la schiavitù è vicina in termini temporali: in genere si
pensa al Medioevo o epoche ancora precedenti, in realtà la
Spagna ha abolito la schiavitù solo nel 1880, ed è stata
l'ultimo Paese a farlo. Mia nonna è stata contemporanea alla
schiavitù e questo mi ha impressionato. Forse però non avrei
scritto questa storia senza un legame con il presente e con gli
effetti della schiavitù sul mondo di oggi", racconta all'ANSA
l'autore, giunto in Italia per promuovere il libro. Due giovani
donne - Kaweka nel XIX secolo e Lita nel XXI - guidano il
romanzo: "Sì, il motore della vicenda sono le donne, perché la
donna schiava era oggetto di una crudeltà aggiuntiva. Non solo
lavorava quanto e come l'uomo ma era costretta a partorire nuovi
schiavi, come in una specie di allevamento. Nel libro ho voluto
rendere giustizia a loro".
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