/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Capretti Trincia cercare se stessi in New York anni '80

Capretti Trincia cercare se stessi in New York anni '80

storia d'amore, una città e due giovani che saranno giornalisti

ROMA, 25 settembre 2024, 13:20

Redazione ANSA

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Paolo Petroni) LUCIANA CAPRETTI e STEFANO TRINCIA, ''TREDICESIMA STRADA'' (GALAAD ED. PP. 192 - 15,00 Euro) - Oggi, che quella degli homeless e barboni è tornato, con la crisi, ad essere una situazione molto grave e diffusa a New York, leggiamo nel memoire di Luciana Capretti, che firma col marito Stefano Trincia scomparso nel 2018, che negli anni '80 a Manhattan il problema dei senzatetto era drammatico. Quindi racconta come Stefano a una donna nera, di mezza età, nuda, sporca, incontrata su un marciapiede, abbia donato il suo cappotto, rispondendo all'edicolante all'angolo che lo avverte che è una professionista e si spoglia apposta: ''se lo fa vuol dire che ha bisogno''. Un racconto piano, di chi ha accettato con naturalezza la cosa e insieme vuol far capire chi fosse Stefano, e come loro, nonostante le gravi ristrettezze economiche, fossero sempre uno accanto all'altro: ''Aiutarsi, collaborare, darsi il cambio, condividere. E discutere, analizzare. Camminare insieme. I verbi della nostra vita.
    Litigavamo anche. Un'altra giornata sprecata, scriveva Stefano sull'unico diario che tenevamo insieme''. Ed è nel momento che si litiga e ci si confronta che si capisce quanto sia reale il rapporto e come si tratti di amore.
    Un racconto e un atto d'amore quindi verso il compagno scomparso, quello di queste pagine, e assieme una storia di due giovani in America arrivati nel 1981, che erano andati per starci una settimana e vi sono rimasti 25 anni, alla ricerca di se stessi e di come sbarcare il lunario tra reali difficoltà, riuscendo poi, per intraprendenza, incontri fortunati, capacità e dandosi una mano tra loro, partendo dalla tredicesima strada a diventare ambedue giornalisti e corrispondenti dagli Usa per la Rai lei e per il Messaggero lui. Li chiamano ''la coppia'' e sembrano un ottimo ''team'' a Richard Geere, dopo è stato separatamente intervistato.
    Protagonisti quindi loro due ma anche la New York di allora pericolosa, sporca, difficile, povera, quella che li accoglie, ma assieme ricca e sofisticata, ma soprattutto capace, in certe situazioni di cultura e di ricerca tipiche di quegli anni, di riunire individui di estrazioni economiche diverse, di riconoscere curiosità e intelligenza, di premiare l'intraprendenza. Così ecco case di downtown povere, malridotte, e poi le case eleganti, i ricevimenti ricchi di luci e cibi, gli incontri che, se non cambiano una vita, aiutano però a trovare il modo di farlo da soli. Tutto raccontato con la patina tenera del ricordo, ma senza alcuna retorica o sentimentalismi, passando dal quotidiano all'eccezionale tra racconti, particolari, notazioni, aneddoti.
    Le pagine sulla sede Rai di New York di allora sono molto divertenti e rivelatorie: si incontrano due giovani che, senza che nessuno protesti, ne hanno occupato una stanza e vi lavorano da indipendenti, o il signore italiano che borsalino in testa, cartella di pelle, cravatta e vestito grigio consumato vi arriva la sera cercando di non disturbare o chiacchierando di musica e vi si fa chiudere dentro per passarvi la notte e avere un bagno in cui lavarsi.
    Un diario a posteriori sulla propria ricerca di un posto nel mondo, nel nuovo mondo di quel periodo, in trasformazione, fatta mano nella mano accettando ospitalità precarie e poi offrendole, traslocando con un misero materasso in testa e cercando i trucchi per sopravvivere, per non perdere i contatti con casa, in Italia, telefonando gratis con un piccolo imbroglio e così viaggiando sulla metro. Imparando a vivere, mettendo su famiglia, facendo due figli, Luca e Chiara, bravi ragazzi americani, ''da cui ho imparato, per iniziare, a non attraversare la strada col rosso o fuori delle strisce. - Dad, stop! Non puoi farlo! - Ma che problema c'è? Non c'è nessuno! E invece qualcuno c'è, ci dovrebbe essere sempre, è la tua coscienza di cittadino che rispetta le regole'', scrive Stefano in quelle pagine che la Capretti ha aggiunto alle sue. Questo libro ce lo raccontavamo e avremmo dovuto farlo assieme, conclude Luciana, che si è trovata a scriverlo da sola, ma ''con la sua voce, sempre dentro di me, come se stessimo ancora raccontando insieme'' ed è la forza, la verità e il sentimento di queste pagine.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza