Ci sono 'prime volte' anche se hai 92 anni, sei considerato un mostro sacro della musica e hai venduto 300 milioni di dischi in 70 anni di carriera. E' il caso del debutto in Arena a Verona di Charles Aznavour, che questa sera terrà il suo unico concerto in Italia. Cantare nel più grande teatro all'aperto del mondo certo non lo spaventa, ma nemmeno lo emoziona. Confessa anzi di "preferire spazi più raccolti, dove il pubblico è più vicino. Non amo che gli spettatori siano troppo lontani dal palcoscenico".
Aznavour ha cantato molte volte nel nostro Paese, mai a Verona. "Ci sono un sacco di città in cui mi piacerebbe andare, è normale. Ma negli anni ho fatto un po' di tournée in Italia dove ho avuto la possibilità di visitare tanto: i ristoranti, i luoghi, i musei. Sono tutti posti molto importanti e interessanti". Nel concerto veronese, spiega, proporrà "tre-quattro canzoni in francese in più rispetto a quelle italiane, perché non è facile. Voi sapete - aggiunge - che esco dall'italiano e inizio con l'inglese, poi parto con lo spagnolo.
E' un lavoro estremamente difficile, perché ogni volta passo le notti ad imparare nuovamente le parole". Aznavour vanta un repertorio di 1200 canzoni e 294 album, con milioni di spettatori nei recital tenuti in 94 paesi. Adesso questo inedito concerto-evento nel tempio della lirica: "Finora l'opera, come la musica classica, è vista come una cosa da intellettuali, ma non lo è affatto da intellettuali. E' molto popolare. Io ho detto a chi viene a sentirmi: 'Voi volete fare delle canzoni? Ma anche loro volevano fare delle canzoni, i compositori di opera!'. E ne hanno fatte di grandi, di meravigliose. Bisogna imparare questo, per fare meglio il proprio lavoro".
Un grande artista (che confida di detestare il soprannome 'Aznavoice') e che nonostante una carriera infinita con numeri da record mantiene ancora un tono modesto: "Sono solo un artigiano". Infine Aznavour, noto anche per l'impegno in campo diplomatico (è stato nominato Ambasciatore d'Armenia in Svizzera) e per la causa armena, non si sottrae ad un commento sulla sua terra d'origine: "Quando la nazione turca, che io rispetto, riuscirà a riconoscere quello che i tedeschi hanno saputo riconoscere, e che trovo assolutamente formidabil, a quel punto la mentalità degli armeni e della diaspora, cambierà.
Saranno più liberi, più felici".
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