Ad agosto Leonard Cohen aveva scritto una lettera a Marianne, la donna che negli anni '60 aveva ispirato alcuni dei suoi pezzi più famosi, "So Long", "Marianne", "Bird on Wire", e che stava per morire. "Marianne è venuto il tempo in cui si è vecchi e i nostri corpi cadono a pezzi: credo che ti seguirò presto. So di esserti così vicino che se tu allungassi la mano, potresti raggiungere la mia", scriveva Leonard Cohen quasi annunciando la sua morte. Un mese fa era uscito il suo ultimo album, You Want It Darker, titolo finale di un'avventura artistica vissuta in bilico tra musica, parola scritta e ricerca interiore.
La sua biografia in 50 secondi (VIDEO)
Una vita straordinaria che si è conclusa a 82 anni con un crepuscolo straordinario, se si pensa che fino all'ultimo giorno - le cause del decesso non sono ancora note - e' stato in piena attivita', regalando concerti che erano puro incanto musicale. Vale la pena ricordare, nell'anno del Nobel a Bob Dylan, che Leonard Cohen, accanto a quello musicale, ha lasciato un corpus letterario, tra romanzi (per esempio "Beautiful Losers") e raccolte di poesie, che gli garantisce un posto importante nella letteratura anglosassone. Nato nel 1934 a Montreal, in Canada, da una famiglia di origini ebraiche, Cohen e' arrivato alla musica tardi, quando aveva trent'anni. Gia' il suo esordio discografico nel 1967, "Songs of Leonard Cohen", che non ebbe alcun successo, e' segnato dal brano capolavoro "Suzanne" e da un clima raccolto, dove la forza della parola si sposava con il minimalismo degli arrangiamenti. Due anni piu' tardi arriva la notorieta' con "Songs From a Room", dove c'e' la magnifica "Bird On Wire". Leonard Cohen non e' stato un artista prolifico - 15 album in 50 anni di carriera - con punte di notorieta' vissute negli anni '70 grazie a capolavori come "Songs of Love and Hate", titoli storici come "I'm Your Man" e "Various Positions", l'album che contiene "Hallelujah", una delle piu' belle ballate di sempre, consegnata all'immortalita' da Jeff Buckley. Ma come non ricordare titoli come "Famous Blue Raincoat", "So Long Marianne", "Joan of Arc", brani che, insieme a "Suzanne" hanno ispirato cover di Fabrizio De Andre' e Francesco De Gregori.
Cohen e' un uomo che ha davvero vissuto varie vite: prima il poeta-scrittore, poi il cantautore riluttante che ha condiviso gli anni bohemienne al Chelsea Hotel con Janis Joplin, la fase hippy nelle isole greche, il ritiro dalle scene negli anni '90 trascorsi in un monastero buddista fuori Los Angeles, il ritorno, praticamente forzato, ai concerti e alle registrazioni a causa del manager che gli aveva prosciugato il conto in banca. E forse, per un uomo che ha sofferto di depressione per buona parte della sua vita, proprio quest'ultimo, luminosissimo tratto esistenziale, e' stato uno dei piu' sereni. Avvolto da un carisma potente, sempre vestito in impeccabili completi gessati con giacca doppio petto, il Borsalino sulla testa, sembrava aver finalmente trovato un approdo dopo una vita inquieta. Possedeva quell'ironia e quell'umorismo dei grandi autori ebraici che gli permettevano di vivere con leggerezza il suo grande ritorno, vissuto con l'apparente distacco, ma anche con il desiderio di assaporarne tutto il gusto, di un uomo di 80 anni che sa l'avventura sta per finire ma che ha avuto in sorte, oltre a una voce profonda che e' l'eco di un mito, un lungo addio riservato agli eletti.
La lettera struggente di Cohen alla sua musa Marianne Ihlen (LEGGI)
Il suo ultimo album ''You Want It Darker'', e' stato pubblicato quest'anno.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA