"Io mi chiamo Pasquale Cafiero e son brigadiero del carcere oinè": è l'attacco di 'Don Raffaè', una delle più note canzoni di Fabrizio De Andrè, cantata in napoletano e ispirata alla figura del camorrista Raffaele Cutolo, pluriomicida e sanguinario, e alle drammatiche condizioni della vita carceraria. 'Don Raffaè' fu un successo e in seguito venne ripresa anche da Roberto Murolo, massimo interprete della canzone napoletana d'autore.
Il brigadiere Pasquale Cafiero chiede piaceri a don Raffaè: il cappotto per un matrimonio, un posto di lavoro per il fratello, e insieme consumano il rito del caffè «che sulo a Napule sanno fa». Dal carcere di Ascoli Piceno dove era recluso, dopo aver ascoltato la canzone di 'Faber', Cutolo scrisse a De Andrè e gli mandò un suo libro di poesie. Ma non fu l'inizio di un carteggio.
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