"Scusate ma ci hanno detto che l'aeroporto chiude alle 23 e quindi non ci fanno decollare. Dovete quindi scendere dall'aereo": è sembrato uno scherzo, sulle prime, l'annuncio fatto dall'equipaggio del volo charter che ieri sera doveva riportare la Filarmonica della Scala a Milano dopo il concerto alla Elbphilharmonie di Amburgo, finale della tournée primaverile dell'orchestra. Invece era tutto vero e l'orchestra è rimasta bloccata per una notte, a lungo senza sapere quando poteva rientrare in Italia.
La Filarmonica diretta da Riccardo Chailly si è esibita nel grande auditorium progettato da Herzog e De Meuron alle 18:30 con lo stesso programma delle tappe precedenti al Kunstpalast di Dresda, in Lussemburgo e alla Alte Oper di Francoforte. Primo tempo dedicato al concerto per violino e orchestra di Mendelssohn con Ray Chen come solista, che ha concesso come bis il Capriccio 22 di Paganini, secondo tempo con la prima sinfonia di Mahler. Finiti i lunghi applausi, i musicisti sono saliti di corsa sui tre pullman che li hanno portati all'aeroporto dove sono arrivati prima delle 21. Un gruppo di 110 persone, inclusa l'ANSA, arrivato in uno scalo già praticamente deserto, con un solo gate aperto. Lunghi i controlli di sicurezza, anche ai singoli strumenti, con i musicisti saliti a scaglioni sull'aereo. Alle 22.30 sembrava che, saliti tutti a bordo si potesse partire, ma poco dopo le 23 è arrivato l'annuncio "scendete tutti". Poi la spiegazione: Siccome l'aeroporto è in una zona abitata, dalle 23 fino alle 6 vige una no fly zone. In pratica nessun aereo può decollare o atterrare, a prescindere dal motivo del ritardo. Ed è qui che sono iniziate le preoccupazioni, quelle individuali di chi ha dovuto cercare baby sitter o nonni per prendersi cura dei figli e portarli a scuola e quelle professionali per evitare di dover cancellare la prova di 'Gioconda' e soprattutto la recita serale di Un ballo in maschera, peraltro con il previsto cambio del direttore (Giampaolo Bisanti al posto di Nicola Luisotti) e di parte del cast con Ludovic Tézier a sostituire Luca Salsi nel ruolo di Renato e Okka von der Damerau a prendere il posto di Yulia Matochkina come Ulrica.
Tornati allo scalo, riprese le valigie, con addetti urlanti che chiedevano di uscire dall'area bagagli, c'è voluto tempo per trovare una sistemazione per la notte ma soprattutto per assicurarsi la riprogrammazione del volo per il mattino.
Dato che era impossibile trovare pullman, l'arrivo in albergo è stato fatto sui taxi che arrivavano poco alla volta nello scalo ormai chiuso. Poi al mattino il ritorno all'aeroporto con tutta la trafila della sicurezza, l'arrivo sull'aereo, l'annuncio di un nuovo ritardo di un'ora rispetto alla partenza prevista alle 10:30. Ritardo che poi si è ridotto a mezz'ora. E intanto son partiti i ricordi di altri viaggi difficili: come quando la notte del sabato di Pasqua a Berlino, a causa di una spia accesa nell'aereo per tornare a Milano, i musicisti hanno dovuto cambiare non solo velivolo ma aeroporto partendo intorno alle tre; oppure la trasferta ad Edimburgo in un albergo dove per un guasto idraulico non c'era una goccia d'acqua. Ma nulla a confronto dell'aeroporto con chiusura a tempo come le serrature delle casseforti in banca.
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