Una grande lezione di canto, di
stile e di musica: è ciò di sta facendo sfoggio, in questi
giorni al Teatro Regio di Parma, Gregory Kunde. Sessantanove
anni e non sentirli: il ruolo temutissimo di Canio in Pagliacci,
capolavoro del verismo musicale di Ruggero Leoncavallo, in scena
dal 5 maggio, è per il tenore americano una sorta di
passeggiata. Voce cristallina e pura, emissione naturale fino
alle note più alte, padronanza scenica invidiabile. E alla prima
recita, si è permesso anche il bis dell'aria di Pagliaccio,
"Vesti la giubba", travolto dall'entusiasmo del pubblico che
gremiva il tempio della lirica. La sua sola presenza merita un
viaggio nella città di Maria Luigia nelle prossime restanti due
recite, quelle del 12 e 14 maggio prossimi. Ma lo merita anche
lo spettacolare allestimento scenico di Franco Zeffirelli,
ripreso in occasione del centenario della nascita del regista
fiorentino.
Al debutto nel '92 al Teatro dell'Opera di Roma, lo
spettacolo, conosciutissimo e proposto nelle sale di mezzo
mondo, conserva intatta la sua bellezza e ricchezza scenica. Al
fianco della storia di sangue, connubio tra realtà e finzione
con Canio tradito che ammazza la moglie Nedda/Colombina (una
straordinaria Valeria Sepe) e il suo amante Silvio, Zeffirelli
ne racconta tantissime altre in un paesino qualsiasi del sud
italiano degli anni sessanta/settanta: il meccanico, la gelataia
e il barista che lavorano sulla piazza, le prostitute, i
carabinieri, la signora incinta che ha già una prole cospicua.
Senza contare i tantissimi giocolieri e trampolieri, i
prestigiatori (tra i quali la stessa Nedda), ragazzi su bici di
ogni sorta e tantissimo altro con più di cento persone sulla
scena. Insomma, una meraviglia per gli occhi capace ancora di
stupire appena il sipario si apre. Davanti a tanto splendore la
pur belle prove del direttore Andrea Battistoni con l'Orchestra
Toscanini (lode al primo violoncello, Pietro Nappi, eccellente
solista), il coro del Regio e quello delle voci bianche, passano
quasi in secondo piano. Uno spettacolo che è ormai una rarità
nel panorama odierno fatto di allestimenti scarni, basati spesso
su filmati o poco più. Al termine, successo entusiastico per
tutti.
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