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A Bologna, dopo più di 30 anni, torna la Tetralogia di Wagner

A Bologna, dopo più di 30 anni, torna la Tetralogia di Wagner

Il 12 e 13 giugno Oksana Lyniv dirige in concerto L'oro del Reno

BOLOGNA, 10 giugno 2024, 11:38

Redazione ANSA

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Bisogna andare indietro fino al quinquennio 1987 - 1992 per ritrovare nelle programmazioni del Teatro Comunale di Bologna, la Tetralogia (L'anello del Nibelungo) di Richard Wagner: il capolavoro del compositore tedesco torna il 12 e 13 giugno prossimi con il prologo, L'oro del Reno, e la bacchetta di Oksana Lyniv, prima donna nella storia di Bayreuth, il tempio wagneriano per eccellenza, a salire sul quel podio. A differenza di quell'ormai remoto progetto, l'Auditorium Manzoni ospiterà le quattro opere nella sola forma di concerto, dunque senza regia, né scene e costumi, nell'arco di due anni con La Valchiria in cartellone il 17 e 19 ottobre e Sigfrido e Il crepuscolo degli dei nel corso del 2025.
    Il teatro bolognese, primo in Italia a mettere in scena opere di Richard Wagner, ritorna dunque a rappresentare quella che in molti considerano un'impresa titanica (16 ore circa di musica) affidandola interamente alla sua direttrice musicale (più di trent'anni fa si alternarono le bacchette di Peter Schneider e di Riccardo Chailly, mentre il regista fu Pier'Alli) che già lo scorso anno aveva aperto la stagione con L'olandese volante: "L'oro del Reno è l'inizio di un viaggio nel quale Wagner espone la sua filosofia - spiega Oksana Lyniv. - Con questo ciclo monumentale il compositore voleva mostrare all'uomo cosa succede quando si sacrifica l'amore per la brama di potere".
    Nel cast, quasi completamente di artisti di madre lingua tedesca, si segnalano Il re degli dei Wotan interpretato dal baritono Thomas Johannes Mayer, e il nano del popolo dei Nibelunghi Alberich cantato dal basso-baritono Claudio Otelli.
    L'Orchestra, come di consueto, è quella del Comunale. La prima assoluta dell'Oro del Reno si tenne al Teatro Nazionale di Monaco nel 1869 per volontà di re Ludwig di Baviera e non del compositore, che considerò infatti, quale reale battesimo dell'opera, la sua successiva rappresentazione come parte dell'intera Tetralogia che nel 1876 inaugurò il nuovo Festspielhaus di Bayreuth.
   

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