''Il tragitto della nave di Sindbad
prende spunto dalla cronaca, in particolare dall'antichissimo
fenomeno della migrazione, per raffigurare una parabola, un
percorso metastorico attraverso tempi, culture e interpretazioni
diverse''. La compositrice Silvia Colasanti racconta così
L'ultimo viaggio di Sindbad, titolo conclusivo del cartellone
lirico della stagione 2023/24 che l'Opera di Roma propone in
prima assoluta dal 16 al 23 ottobre 2024 al Teatro Nazionale, in
collaborazione con Fondazione RomaEuropa Festival. La nuova
commissione della fondazione capitolina è il primo capitolo di
un progetto triennale dedicato alla musica contemporanea che
vede protagoniste tre compositrici. Dopo Silvia Colasanti, nella
stagione 2024/25 sarà messa in scena per la prima volta in
Italia Adriana Mater di Kaija Saariaho con la regia di Peter
Sellars, mentre nella stagione 2025/26 sarà la volta dell'opera
Inferno di Lucia Ronchetti. Composto su libretto di Fabrizio
Sinisi liberamente ispirato a testi di Erri De Luca, L'ultimo
viaggio di Sindbad è un dramma corale che ripercorre le vicende
di un capitano arrivato al suo ultimo viaggio con un carico di
uomini, donne e bambini, e la cui vicenda si fa specchio di una
delle grandi tragedie del nostro tempo, tra echi biblici e
leggende del mare. La regia è di Luca Micheletti, artista
poliedrico per la prima volta all'Opera di Roma in questa
veste.Nel ruolo di Sindbad il baritono Roberto Frontali, mentre
sul podio debutta Enrico Pagano, giovane talento classe 1995.
''L'ultimo viaggio di Sindbad è la storia di un viaggio in
mare e di un viaggio interiore del protagonista alla ricerca di
sé. - spiega Colasanti - Attraverso diversi quadri, simili alle
stazioni di una laica via crucis marittima, il viaggio in mare
ripercorre l'ineluttabile narrazione che l'uomo da sempre fa
della sua esistenza, siano le gesta di Ulisse, quelle di Achab
sul Pequod, o quelle di Dante e Virgilio, fino alle odierne e
tragiche rotte sulle quali la cronaca non smette d'informarci''.
Se il grande protagonista è il mare, il flusso musicale racconta
di passeggeri che arrivano da un "altrove" volutamente non
definito, con strumenti tradizionali di culture diverse che
dialogano con l'orchestra. ''Questo lavoro non poteva essere una
restituzione di ciò che giornali e televisioni ci raccontano
ogni giorno con fin troppa chiarezza - dice il librettista
dell'opera Fabrizio Sinisi, poeta e drammaturgo -.Volevamo
piuttosto che l'opera fosse come un piccolo rito, una liturgia
laica, che portasse dentro di sé il ricordo di tutti i viaggi e
di tutti i naufragi. Il viaggio come esperienza archetipica, che
riporta ognuno di noi al pericolo che sempre si annida dentro
ogni desiderio di salvezza, e che forse abbiamo dimenticato. Il
tentativo di avvicinarci al dolore di altri''.
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