I Carmina Burana di Carl Orff, tra
le pagine più amate del Novecento, tornano nel calendario
operistico bolognese nella loro forma più spettacolare, una
versione semiscenica accompagnata da creazioni video. In città
il capolavoro del compositore tedesco negli ultimi anni è stato
presentato con notevole frequenza nella versione "cameristica"
per solisti, coro, 2 pianoforti e percussioni, ma la versione
per grande orchestra sinfonica manca dal 2013, quando venne
eseguita dalla Filarmonica del Teatro Comunale con il Coro di
Santa Cecilia. Ora il ritorno dopo 11 anni.
La cantata scenica, il 31 ottobre e il 2 novembre alle 20 e
il 3 alle 16 al Comunale Nouveau, sostituisce l'annunciata nuova
opera di Alessandro Solbiati "La voce del silenzio", ancora in
fase di completamento e rimandata alle prossime stagioni, quando
la programmazione riprenderà nella sede storica di Piazza Verdi.
Questa nuova produzione di Carmina Burana si avvarrà della
direzione di Marco Angius, artista di casa al Comunale,
specializzato nel repertorio novecentesco (il brano è stato
composto tra il 1935 e il 1936, in pieno regime nazista), sul
podio dell'Orchestra, del Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro
Comunale e di un terzetto di solisti composto dal soprano Maria
Eleonora Caminada, dal tenore Marco Ciaponi e dal baritono
giapponese Tamon Inoue.
Strutturati in un prologo, cinque parti e un finale, i
Carmina Burana sono basati su 24 canti medievali goliardici in
latino, francese antico e alto tedesco medio tratti dal Codex
Buranus, proveniente dall'abbazia di Benediktbeuern in Baviera.
Carl Orff ne venne a conoscenza nel 1934, rimanendone stregato,
tanto che, secondo le sue stesse parole, "incominciò un
vagliare e cercare, un trovare e gettar via finché ogni
particolare del gran mucchio venne a delinearsi sempre meglio".
Al Nouveau, la musica sarà accostata alle creazioni video
appositamente realizzate per lo spettacolo da Innovio Arts, che
uniscono l'iconografia del "Codex Buranus" e di altri codici
medievali con la raffigurazione fantastica che il cinema coevo
di Orff dà del Medioevo.
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