Ventidue anni fa il rogo che la distrusse, appiccato dal maldestro tentativo di due elettricisti di trovare una scusa per non pagare le penali sul ritardo dei lavori, oggi 'La Fenice' di Venezia è una realtà, un caso tra i pochi nel mondo della lirica, con bilancio in pareggio, una programmazione che 'esporta' le proprie produzioni in tutto il Mondo, conquistando quelle piazze dove il genio musicale italiano è apprezzato o viene accolto con curiosità.
Per il Sovrintendente Cristiano Chiarot è un successo costante che, nonostante il ricordo vivo e il dolore per quanto accaduto la sera del 29 gennaio 1996, "ci è da sprone per guardare avanti, per dare il meglio che la nostra storia musicale, tradizione culturale e capacità produttiva che abbiamo nel Dna e che ci è riconosciuto ovunque". Un riconoscimento che, sottolinea Chiarot, "si traduce nella chiusura del bilancio per il quinto anno consecutivo in pareggio e con una previsione di budget per il 2016 che si chiuderà allo stesso modo soprattutto grazie agli incassi ed al contributo del Comune di Venezia". "Siamo ai vertici nazionali della lirica - sottolinea Chiarot - con una crescita, nel solo 2015, del 10% dei ricavi e il 90% dei posti a sedere sempre occupati". La Fenice, ricorda Chiarot, dopo essere stata in tournee tra Germania e Olanda è impegnata nel Carnevale per poi andare in Oman. "Nella penisola arabica - dice - porteremo l''Elisir d'Amore' per la regia di Bepi Morassi con l'orchestra guidata da Fabrizio Maria Carminati portando con noi ben 200 persone per garantire uno spettacolo d'eccellenza".
La sera del 29 gennaio, improvvise, le fiamme si erano levate alte sul cielo gelido veneziano e in poche ore del teatro lirico aperto oltre 200 anni prima e 'gioiello' dell'acustica erano rimasti poco più che i muri portanti. I vigili del fuoco, con un intervento che ha fatto poi gridare quasi al miracolo, erano riusciti a circoscrivere il rogo ed evitare che si propagasse anche alle case vicine per mano dell'uomo e incendio volontario. Era rimasta semi indenne una sola parte delle Sale Apollinee.
La causa del fuoco, come è stato ricostruito poi dall'allora Pm Felice Casson, fu il dolo per il rischio di fallire da parte del titolare della Viet, Enrico Carella. Questi, aiutato da suo cugino e unico dipendente, Massimiliano Marchetti, temeva le penali che avrebbe dovuto pagare per il lavoro in teatro, che non sarebbe stato consegnato entro i termini del contratto. Carella e Marchetti, un anno dopo l'incendio, sono stati arrestati e poi condannati in via definitiva a sette anni di carcere per Carella (fuggito ma riacciuffato in Messico) e a sei anni per Marchetti.
Il teatro, dopo un lungo e travagliato iter legato alla progettazione e successive gare d'appalto, fu ricostruito 'com'era e dov'era', grazie alla maestria degli artigiani e le ricerche architettoniche, e tornò alla musica con la riapertura la sera del 14 dicembre 2003. Tra la commozione dei presenti e tanti fuori del teatro, il concerto diretto da Riccardo Muti, alla presenza dell'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
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