''Andrà tutto bene'' è la battuta che
connota e contiene il senso di questo lavoro del francese
Florian Zeller dedicato sin dal titolo a ''Il figlio'', che lui
stesso ha tradotto anche in un film in uscita prossimamente,
dopo altri due testi su ''Il padre'' e ''La madre'', e che ha
debuttato ora in italiano con la regia di Piero Maccarinelli al
Parioli di Roma, dove si replica sino al 5 febbraio, prima di
una tournée che lo porterà in giro per l'Italia da Arcore a
Grottaglie sino all'11 marzo con tappe a Trieste (13-14
febbraio) e poi (28 febbraio-5 marzo) a Firenze alla Pergola,
che coproduce lo spettacolo col Parioli.
E' un altro spettacolo sulla condizione di solitudine e
incomprensione dei giovani da parte di adulti presi dalle loro
vite e dai loro schemi mentali, dopo un più esteriore ''Agnello
di Dio'' di Daniele Mencarelli, sempre portato in scena, pochi
giorni fa dallo stesso Maccarinelli.
''Andrà tutto bene'' è la rassicurazione del padre, mentre
tutto, tra illusioni e delusioni, va verso un tragico finale
abbastanza prevedibile anche se costruito con un forte colpo di
scena. Quel che conta non è però appunto il finale, ma come ci
si arriva, grazie alla scrittura di Zeller che procede con un
dialogo quotidiano che costruisce per accumulo e evidenza del
non detto la situazione, la dialettica tra l'adulto che vuol
riportare tutto a parametri razionali per costruirvi una
possibile fiducia di soluzione e il giovane che esprime il
proprio disagio irrazionale, cui non sa nemmeno dare una
spiegazione, creando una tensione e una bella intensità
drammatica. Tutto naturalmente non prescinde da una regia ben
ritmata e che ha lavorato sugli ottimi attori, dalla verità del
padre Piero di Cesare Bocci, agli sbandamenti della madre Anna
di Galatea Ranzi, alla concretezza di Sofia nuova moglie del
padre Marta Gastini, a lui, il giovane Nicola di Giulio Pranno,
piccola rivelazione che riesce a avere misura e forza, tenerezza
e disperazione assieme.
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